La Germania, dopo l'attentato di Solingen compiuto da un rifugiato siriano, ha deciso di effettuare una stretta decisa sulle sue politiche per l'immigrazione. Una decisione che, vista la tempistica, si potrebbe definire più politica che pragmatica, visto il timore da parte di Olaf Scholz e della coalizione di crollare nella tornata elettorale di questo weekend in Turingia e in Sassonia in favore di Afd. Ci sono poi le elezioni federali del 2025, che potrebbero vedere il clamoroso ribaltone di governo di governo con il passaggio dei poteri alla destra. E proprio per evitare che monti il malcontento popolare, già presente a causa della percezione di scarsa sicurezza nelle città tedesche, il governo Scholz ha deciso per la stretta. Ed ecco che, puntuali e prevedibili, sono arrivate le rimostranze delle Ong, di una in particolare, che accusa perfino il governo del "semaforo", di cui fa parte anche l'estrema sinistra, di nazismo.
"Oltre alle misure volte a vietare le armi e a combattere l'islamismo, saranno adottate ulteriori misure contro l'immigrazione irregolare", scrivono dall'Ong Seebrücke. Questa non ha proprie navi ma ha creato il sistema dei cosiddetti "porti sicuri" in Germania, spingendo le città a firmare accordi con i quali accettavano di accogliere più richiedenti asilo di quanti destinati dal governo federale. Spinte dell'ideologia, molte amministrazioni accettarono per poi tirarsi indietro quando si sono rese conto che nel mondo reale non era sostenibile. "Ai rifugiati la cui procedura di asilo è di competenza di un altro paese secondo il regolamento Dublino III e per i quali il paese responsabile ha accettato di riaccoglierli, devono essere revocati tutti i benefici sociali", scrivono dalla Ong, riportando una delle misure chiave. In realtà viene tolto loro il sussidio e viene introdotta la formula "letto-pane-sapone": vengono mantenuti per lo stretto necessario, senza più "paghetta" mensile.
"Le persone a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria perderanno tale status se si recano nel loro Paese di origine senza un motivo impellente", scrivono ancora da Seebrücke. Una stretta che in altri Paesi è già attiva senza troppi drammi, perché se viene concesso lo status di rifugiato significa che il soggetto nel suo Paese è a rischio per la sua incolumità. Quindi perché deve tornarci? "In particolare, la soppressione delle prestazioni sociali rappresenta un attacco incredibilmente perfido ai diritti umani delle persone interessate", attaccano dalla Ong, che pretende che la Germania continui a foraggiare qualunque soggetto varchi il suo confine.
"Il governo federale conferma le reazioni razziste al terribile attacco terroristico islamista. Inoltre, il resoconto crea una catena causale semplicemente falsa e riproduce una linea di argomentazione di destra invece di contestualizzarla", proseguono dalla Ong, secondo la quale "dobbiamo trovare soluzioni solidali a problemi reali come l'islamismo e difenderci dalle politiche razziste".
Il tutto così aleatorio, senza concretezza: la Germania è stata per anni uno dei Paesi con le politiche più permissive per gli immigrati. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. L'integrazione non è sempre possibile e bisogna prenderne atto, anche con l'introduzione di restrizioni ulteriori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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