Nel finto call center reclutavano i nuovi guerrieri dell'islam

Il capo del gruppo era l'ex imam tunisino della moschea di Andria e gestore del call center trasformato in quartier generale

Nel finto call center reclutavano i nuovi guerrieri dell'islam

Bari - La base logistica era un call center; l'obiettivo reclutare, indottrinare e addestrare combattenti da avviare alla jihad nei vari fronti del mondo: Afghanistan, Yemen, Iraq, Cecenia. L'organizzazione, una cellula del terrorismo islamico ispirato ad Al Qaida, è stata smantellata ad aprile 2013 dai carabinieri del Ros; ieri cinque componenti sono stati condannati dal gup del tribunale di Bari a pene comprese fra 5 anni e 3 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato; un sesto imputato è latitante.

Il capo del gruppo era l'ex imam tunisino della moschea di Andria e gestore del call center trasformato in quartier generale; i complici sono altri due tunisini, un palestinese e un uomo nato in Sicilia. Non solo reclutavano combattenti, ma insegnavano a confezionare esplosivi e a maneggiare ami. L'addestramento si svolgeva in campi allestiti alle pendici dell'Etna. Fino a quando i guerriglieri, dopo aver ricevuto anche una preparazione psicologica, non erano pronti per essere inseriti nel circuito del terrorismo internazionale. La cellula poteva contare anche su ingenti somme di denaro, una parte finiva alle famiglie dei combattenti.

Gli investigatori si sono avvalsi delle intercettazioni da cui è emerso l'odio per l'Occidente e l'Italia da parte degli imputati, che ridevano per il terremoto in Abruzzo del 2009. L'indagine è conclusa, il processo di primo grado pure. E intanto dagli Usa parte la richiesta all'Italia per ottenere gli atti dell'inchiesta.

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