Se la Chiesa si adegua al mutare dei costumi

La revisione del diritto canonico in materia di matrimonio conferma che la Chiesa è un organismo secolare che si adatta alle circostanze e alla ricerca del consenso come ogni altro organismo politico

Se la Chiesa si adegua al mutare dei costumi

La revisione del diritto canonico in materia di matrimonio fatta da Papa Bergoglio - il più politico fra i Pontefici degli ultimi anni - è la conferma che la Chiesa è storicamente un organismo secolare che, in quanto tale, si adatta alle circostanze e alla ricerca del consenso come ogni altro organismo politico. Con un paradosso, il Giornale ha titolato molto opportunamente «Caos matrimoni» una situazione che pare fatta apposta per gettare lo sconcerto fra i credenti. La verità è che è cambiata la morale cosiddetta comune - la gente è maggiormente svincolata dalle credenze religiose e tende a ragionare come più le conviene -. Oggi, ci si separa dalla propria moglie o dal proprio marito come mai era accaduto in passato. La secolarizzazione ha fatto molte vittime anche fra i credenti. Quindi la Chiesa si adegua. Ciò che prima era indissolubile, ora, con un artificio retorico, è definibile nullo. Non si annulla un matrimonio, che fino al giorno prima era considerato un sacramento, ma lo si dichiara mai avvenuto, cioè nullo fin dalle origini, secondo una casistica opportunamente elaborata alla bisogna.

Occorre, dunque, avere una fede ben salda per non essere sconcertati da quest'ultima sortita del Papa gesuita che - secondo una profezia di Nostradamus - sta smontando pezzo per pezzo la Chiesa di cui è a capo... Si rafforza, così, la mia personale convinzione che un conto è la predicazione di Cristo, un altro è ciò che la Chiesa è diventata nel corso della storia: un organismo politico che si fonda sulla fede dei credenti che, da parte loro, non si pongono altro problema che quello di credere in ciò che la Chiesa fa credere loro di volta in volta secondo le proprie convinzioni e/o convenienze. Non sono credente, e tantomeno integralista in materia religiosa. Non mi scandalizzano le ultime sortite del Papa. Mi sono sposato in chiesa perché così aveva voluto mia moglie, che è credente, e volevano, allora, le convenzioni sociali. Ma non considero il mio matrimonio un sacramento e tanto meno lo ritengo indissolubile. Tutt'al più, considero razionalmente la Chiesa un organismo storico che, secondo le convenienze degli uomini che lo dirigono, cambia alcune delle ragioni stesse della propria esistenza, come era fino a ieri il matrimonio, secondo il mutamento dei costumi...

Le religioni - che piaccia o no - sono credenze irrazionali che riguardano non tanto la ragione, quanto il bisogno che gli uomini hanno di credere in qualche cosa che li rassicuri sulla loro sorte dopo la morte. Adam Smith, in punto di morte, aveva detto ai suoi amici «vado a vedere se l'anima esiste e che cosa c'è dall'altra parte». Penso che finirò col ragionare allo stesso modo anch'io quando verrà la mia ora - spero più tardi possibile - con quel tanto di scetticismo che consente di vivere serenamente pur sapendo che, prima o poi, ahimè, tutto finisce. Mi rendo conto che il mio modo di pensare non è propriamente lo stesso di chi ha fede. Ma non potrei fare altrimenti. Sono il prodotto del razionalismo settecentesco che ha avuto fra i suoi meriti anche quello di fare piazza pulita delle superstizioni, comprese le religioni. La fede - lo diceva Sant'Agostino - è un prodotto della Grazia. O si è toccati dalla Grazia, o non si è credenti, malgrado la predicazione di San Tommaso che la fede sia anche un prodotto della Ragione. Non ce la si può dare, se, per ripetere Sant'Agostino, non si è da essa toccati, ma è un modo di manifestarsi della misericordia divina che coincide con la possibilità di Salvezza... Rispetto chi crede - ci mancherebbe - come rispetto chiunque professi una qualche convinzione diversa dalla mia, per quanto irrazionale mi possa sembrare. Ma non sono credente; la Ragione prevale sul mio umano bisogno di credere in qualcosa si trascendente. Non mi considero più razionale di chi crede, ma non so che farci se non sono stato toccato dalla Grazia; la quale, essendo una manifestazione della bontà di Dio, non dipende evidentemente da me.

Sono, direbbe ancora Sant'Agostino, un predestinato... se non proprio all'Inferno, cui non credo, quanto meno non alla Salvezza; che non mi pare alla mia portata per quanto me ne consideri meritevole. E me ne faccio una ragione...

piero.ostellino@ilgiornale.it

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