
Stop al patto di stabilità se la guerra dei dazi porterà l'Europa in recessione. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non mostra tentennamenti nel giorno dell'Ecofin tenutosi a Varsavia. «Se si prevede un disastro economico in relazione a una politica commerciale disastrosa, che pare in questo momento essere stata accantonata, si va in recessione automaticamente e a quel punto è abbastanza scontata l'attivazione, automatica appunto, della sospensione generale delle regole di bilancio», sono state le parole del numero uno di via XX Settembre, arrivate dopo che la sera prima il commissario europeo all'Economia, Valdis Dombrovskis, aveva escluso una sospensione del patto di stabilità.
La posizione di Bruxelles si basa sul fatto che al momento non ci sono le condizioni in quanto non si prevede una grave recessione; anche tenendo conto degli effetti dei dazi trumpiani, la Commissione Ue prevede un sentiero di crescita a un ritmo inferiore rispetto alle stime precedenti. Giorgetti ha voluto puntualizzare che l'Italia non chiede l'attivazione dell'articolo 25 (ossia quello della clausola di fuga) se la guerra dei dazi non ci sarà e l'economia manterrà il sentiero di crescita; ma se lo scenario sarà quello di una recessione, allora la clausola dovrebbe scattare. Giorgetti non ha mancato di mettere in guardia dai dazi «impliciti ed espliciti» in giro per il mondo. Il riferimento è alle politiche di dumping attuate dalla Cina «che fanno molto male all'economia italiana».
A tenere banco a Varsavia è stato anche lo spinoso nodo delle spese per la difesa, con l'Italia pronta a portarle al 2% del Pil senza attivare la sospensione della Patto di stabilità. «La proposta italiana è quella di mobilizzare in modo importante gli investimenti privati nella difesa perché è importante la domanda alla spesa ma soprattutto è importante anche l'offerta per quanto riguarda l'industria militare italiana ed europea», ha precisato il ministro dell'Economia durante il punto stampa al termine dell'Ecofin, aggiungendo come all'interno dell'Ue ci siano «sensibilità diverse e problemi diversi» in quanto c'è chi ha spazio di bilancio come la Germania è c'è chi non ha tale spazio come l'Italia.
Roma intanto è fresca della promozione da parte dell'agenzia di rating Standard and Poor's che venerdì sera ha alzato il merito di credito a BBB+. Decisione «inaspettata» anche se «meritata», ha detto il numero uno del Tesoro. «La stabilità della maggioranza è reputata da S&P un valore aggiunto. Un successo non solo teorico ma che potrebbe facilitare l'attrazione di investimenti esteri in Italia e l'acquisto dei nostri titoli di Stato», ha rimarcato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Non si mostra sorpreso il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, che non esclude altre promozioni future da parte delle agenzie di rating. «Le condizioni dell'economia italiana sono cambiate, è cambiato il modo di condurre i conti pubblici, con ragionevolezza, senza essere trattati come variabile indipendente», ha spiegato Panetta nel suo intervento al Festival dell'economia di Trento. Allargando il discorso all'Europa, il numero uno di Bankitalia ha ricordato come l'euro rappresenti un'economia che vale il 20% del Pil mondiale ed esorta a creare un titolo del debito comune che faciliti gli investimenti in Ue.
In merito all'attuale situazione di incertezza, Panetta ha invitato a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Ben venga se la situazione internazionale attuale ci offre un incentivo per rinforzare l'Europa, accelerando i tempi dell'integrazione e anche dell'euro digitale».
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