I quattro tagiki e le ombre sul blitz. L'ipotesi "false flag" tra Russia e Ucraina

Terroristi tagiki, veri o presunti, l'Isis Khorasan nato in Afghanistan e un mandante jihadista, Abdul-Hakim Shishani che combatterebbe al fianco degli ucraini

I quattro tagiki e le ombre sul blitz. L'ipotesi "false flag" tra Russia e Ucraina
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Terroristi tagiki, veri o presunti, l'Isis Khorasan nato in Afghanistan e un mandante jihadista, Abdul-Hakim Shishani che combatterebbe al fianco degli ucraini. Il condizionale è d'obbligo nel dipanare la rete del terrore che ha scatenato il Bataclan di Mosca.

Per ora sono stati arrestati quattro tagiki e altri terroristi, ancora in fuga, sarebbero stati individuati con nomi e cognomi. L'Isis K, la costola afgana del Califfato, ha rivendicato l'attacco stragista e fornito anche una foto dei terroristi prima della strage, ma con il volto coperto e alle spalle la bandiera nera dell'Isis. Un attacco possibile, seppure difficile nella capitale russa, ma che potrebbe nascondere un'operazione sotto «falsa bandiera» organizzata da una parte o dall'altra della guerra nel cuore dell'Europa per aumentare la tensione e arrivare all'escalation.

«Ho sparato alle persone per soldi» è la prima, discutibile confessione, per come viene estorta, di uno dei sospetti terroristi poco dopo l'arresto. Non proprio l'esempio di un jihadista pronto a morire per Allah facendosi saltare per aria con più ostaggi possibile. Il commando sapeva maneggiare le armi, senza sprecare munizioni e aveva la freddezza di finire i civili con il colpo di grazia, ma nessuno era un kamikaze votato al suicidio da martire secondo il modus operandi dell'Isis. Nella confessione il tagiko parla di 500mila rubli, circa 5mila euro pagati per commettete la strage. Makhmadrasul Nasridinov (37 anni), Rivozhidin Ismonov (51), Shokhinjonn Safolzoda (21) e Rustam Nazarov (29) sono i quattro intercettati e arrestati su una Renault diretta verso la zona di confine sia ucraino che bielorusso. Altri due, Faizov Muhammad e Faizov Rivozhidin Zokirdzhonovich, appena ventenne, sono stati catturati successivamente. Il primo, interrogato in ospedale dopo il rocambolesco fermo, scriveva sul suo profilo social nel 2017: «La nostra vita è amore per il profeta. Che la pace sia con te». E aveva incorniciato Maometto in un cuore. Non molto per accusarlo di guerra santa.

I terroristi sarebbero stati assoldati via Telegram e almeno uno è arrivato il 4 marzo dalla Turchia. Indizi ancora fumosi per dimostrare la paternità dell'Isis Khorasan. La costola afghana del Califfato che conta su 3mila uomini. L'obiettivo strategico è impiantare la Wilayat del Khorasan, una provincia joahdista che comprende l'Afghanistan, ma anche un pezzo di Iran, Pakistan e parte delle ex repubbliche sovietiche dell'Asia come il Tagikistan. In questo magma non è impossibile per un'intelligence spregiudicata assoldare della manovalanza sotto il vessillo nero dell'Isis per scatenarla contro la Russia. Se fosse un'operazione sotto falsa bandiera che scarica la colpa sull'Isis potrebbe far comodo sia agli ucraini che ai russi. I primi punterebbero a provocare una reazione massiccia del Cremlino, che già comincia ad accusare Kiev, per ottenere un intervento della Nato o maggiori aiuti. Se fossero stati i russi avrebbero il pretesto per colpire in maniera ancora più pesante l'Ucraina. Un ex presidente e anche un oligarca hanno già chiesto di usare l'atomica su Kiev.

Tutte ipotesi e teorie, ma è più concreto l'allarme lanciato l'8 marzo dall'ambasciata Usa a Mosca che invitava a non frequentare luoghi affollati e soprattutto sale di concerti come il Crocus dove è avvenuta la strage. La Cia avrebbe avvisato i russi di possibili attacchi jihadisti nella capitale. Forse per farli saltare temendo che ci fosse lo zampino di qualche fazione estrema filo ucraina. Lo stesso Fsb, erede del Kgb, ha eliminato il 7 marzo una cellula dell'Isis a sud di Mosca, che preparava l'attentato a una sinagoga. L'ultimo tassello, tutto da provare, riguarda la sospetta mente dell'attacco stragista. Gli arrestati all'inizio hanno sostenuto che non conoscevano il mandante e che l'ingaggio sarebbe avvenuto con Telegram. Difficile credere che sia possibile assoldare terroristi capaci di un massacro del genere via social.

Nonostante le secche smentite di Kiev da Mosca puntano sul coinvolgimento ucraino attraverso Abdulkhakim Shishani, un comandante ceceno dell'Isis sopravvissuto alla guerra in Siria, che potrebbe essere la mente della strage. Una foto, che con l'intelligenza artificiale si può creare ad arte, dimostrerebbe che partecipa alle infiltrazioni in Russia dei volontari anti Putin alleati delle forze di Kiev.

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