A10, scontro sulle concessioni. Ma Autostrade: "Noi restiamo"

Governo pronto a revocare il contratto. Di Maio: "Via i vertici di Autostrade e maxi multe". Ma la società controllata dai Benetton fa muro

A10, scontro sulle concessioni. Ma Autostrade: "Noi restiamo"

Ora nel mirino del governo c'è Autostrade per l'Italia. A Genova il drammatico crollo di Ponte Morandi ha scoperchiato un vaso di Pandora che rischia di travolgere la società controllata dalla famiglia Benetton attraverso Atlantia. "I responsabili hanno un nome e cognome, e sono Autostrade per l'italia", ha messo in chiaro il vice premier Luigi Di Maio annunciando non solo il ritiro della concessione ma anche una maxi multa da 150 milioni di euro. Secondo quanto apprende l'agenzia Agi da fonti molto qualificate, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, starebbe valutando la possibilità di trasferire la gestione dell'autostrada A10 all'Anas. "Se un privato non è in grado - ha sentenziato Di Maio - le gestirà lo Stato".

"Non faccio l'ingegnere non faccio processi senza elementi però quel ponte era sotto il controllo di una società privata che guadagna miliardi facendo pagare uno dei pedaggi più cari d'Europa e che evidentemente non ha fatto quello che doveva, non ha speso i soldi che doveva". Tutte le dichiarazioni dei massimi esponenti del governo impallinano i vertici di Autostrade per l'Italia. "Revocare queste concessioni - tuona anche Matteo Salvini - dare le multe più alta possibile, far pagare civilmente e penalmente coloro che hanno questi morti sulla coscienza è il minimo". Oggi pomeriggio, in Prefettura di Genova, l'esecutivo ha incontrato l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci che, secondo quanto risulta al Corriere della Sera, gli ha detto chiaramente di non aver alcuna intenzione di presentare le dimissioni come chiesto in mattinata da Toninelli. "Per anni - ha commentato Di Maio - si è detto che fare gestire ai privati sarebbero state gestite meglio che Stato. Oggi abbiamo uno dei più grandi concessionari europei che ci dice che quel ponte era in sicurezza e non c'era niente che facesse immaginare il crollo - ha, poi, continuato - Autostrade doveva fare la manutenzione e non l'ha fatta. Incassa i pedaggi più alti d'Europa e paghe tasse bassissime peraltro in Lussemburgo".

Nonostante le resistenze dei massimi dirigenti di Autostrade per l'Italia, che durante il vertice con il prefetto Fiamma Spena hanno assicurato di aver "investito oltre un miliardo all'anno in sicurezza" e di aver eseguito "verifiche trimestrali e test specializzati" che "rassicuravano su Ponte Morandi", il governo è ben determinato ad andare fino in fondo. "Visto che ci sono state gravi inadempienze - ha annunciato Toninelli - abbiamo attivato tutte le procedure per l'eventuale revoca delle concessioni, e per comminare multe fino a 150 milioni di euro". Tuttavia, parlando con l'agenzia Agi, uno dei massimi esperti del settore, che per i suoi incarichi istituzionali chiede di conservare l'anonimato, ha spiegato che la revoca della concessione con Autostrade per l'Italia per la A10 Genova-Savona è estremamente improbabile. "Sarebbe possibile solo in caso di dolo grave - ha argomentato - la società ha regolarmente rispettato i piani di controllo ed intervento stabiliti in accordo con il ministero dei Trasporti".

Il pugno duro del governo rischia ora di creare una grave spaccatura politica.

"Il governo sta esponendo a ulteriori danni quei cittadini che hanno investito i propri risparmi nel fondo Atlantia, società quotata in Borsa, holding del gruppo Autostrade", ha tuonato Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia in commissione lavori pubblici del Senato, paventando "il crollo in Borsa a seguito della minacciata revoca di tutte le concessioni".

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