Non è rivolta, è rassegnazione. È il rumore di fondo di un Paese che non crede più a nulla, soprattutto alla politica. L'ultimo allarme arriva dalla Valle d'Aosta e dal Trentino Alto Adige. E altri segnali spuntano nei sondaggi sulle regionali di fine maggio. Siamo un popolo di elettori in fuga. Il crollo di Forza Italia è evidente. È inutile nascondere quello che sta accadendo, ma chi continua a tirare in ballo scissioni, beghe di partito, litigi e un centrodestra frammentato non vede la profondità del problema. La cura non può essere Fitto o un altro come lui. La crisi di Forza Italia è qualcosa che ha a che fare con il futuro. Non c'è più un orizzonte. Non c'è quello slancio che ti porta a immaginare una politica, manca un progetto che catturi l'attenzione dell'elettorato moderato. È per questo che non basta la somma algebrica dei partiti del centrodestra a cambiare la situazione. Non saranno le alleanze con Alfano o con Salvini, con la Meloni o con gli avventurieri sempre in cerca di un grande centro a risvegliare gli elettori perduti. La realtà è che nessuno di questi frammenti soddisfa la domanda che arriva dal basso. È per questo che il partito repubblicano diventa fondamentale per riconquistare un ruolo, un partito rinnovato non solo negli uomini ma soprattutto nelle idee.
Eppure la crisi di Forza Italia è solo il fenomeno più evidente e rischia di oscurare la disillusione nell'età del renzismo. Matteo non è più quello delle Europee del famoso 40 per cento. Il partito del non voto già allora era una potenza elettorale. E continua a crescere, inesorabile. In sei Comuni del Trentino Alto Adige addirittura non si è raggiunto il quorum per eleggere il sindaco. Sembra una rivoluzione silenziosa e anarchica contro il potere, contro l'uomo delle promesse, il giovane premier che parla sempre di futuro, quello che avrebbe dovuto portare l'Italia fuori dalla crisi e che siede a Palazzo Chigi solo per mancanza di alternative. È come se il premier - invece di stimolare l'ottimismo degli italiani - li stesse narcotizzando. Le sue chiacchiere sembra abbiano reso gli elettori abulici, senza speranza.
Passati dall'innamoramento alla noia in meno di un anno. E piuttosto che rassegnarsi alla maledizione dello «stai sereno» gli italiani preferiscono disertare le urne. Insomma ora che Renzi si è preso il Parlamento sta perdendo il Paese.
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