Le acrobazie degli sconfitti per giustificare il flop

I grillini provano a consolarsi con le vittorie nei centri minori, il Pd incolpa i "dirigenti locali"

Le acrobazie degli sconfitti per giustificare il flop

«Otto ballottaggi vinti su 10! Complimenti a tutti». «Continuiamo a crescere, abbiamo il 20% di sindaci in più». E ancora: «Siamo la prima forza politica nei comuni, a parte l'ammucchiata e la merce contraffatta» (copyright del grillino Danilo Toninelli per indicare le liste civiche). A sentire Pd e Beppe Grillo, che dal Blog galvanizza i militanti scomodando pure l'Al Pacino in Ogni maledetta domenica («A ogni maledetta elezione continuiamo a crescere»), le amministrative sono un trionfo, seppur mancato. Esercizi post non-vittoria 2.0. Puntuali, a esorcizzare le gravi sconfitte e a magnificare le magre consolazioni, le riletture del giorno dopo inondano le bacheche Twitter e Facebook di grillini e democratici. Che si dilettano in fantastiche acrobazie numeriche e interpretative per trasformare apparenti sconfitte in chiavi di ineffabili vittorie presenti e future.

Ma quale disfatta, per la deputata M5s Roberta Lombardi semmai è un complotto dei giornali: «Ci vogliono dipingere come un puntino e noi continuiamo a crescere!». C'è la collega Paola Taverna a ricordare al mondo che sono «otto ballottaggi su dieci» quelli andati ai pentastellati. Comuni dal peso elettorale di Acqui Terme e di Fabriano. D'altronde è una «rivoluzione dolce, lenta e inesorabile», scandisce in tono solenne Riccardo Fraccaro, responsabile pentastellato degli Enti locali. «Inesorabile», dice anche Di Maio commentando la vittoria a Carrara. Poco importa che il Movimento non abbia toccato palla in tutte le grandi città compresa la casa di Beppe, Genova. A compensare la delusione bastano i comuni della cintura di Roma, Guidonia e Ardea, dove non c'è stato il temuto «effetto Raggi» e si festeggia l'impatto zero dei problemi della sindaca della Capitale. E allora è tutto un «avanti così» e un rinfacciarsi con i piddini chi ha perso di più. Dalle parti del Nazareno la caccia al colpevole era già partita con i primi exit poll che battevano la ritirata. Ma comunque, «mica sono le Politiche». Il mantra che ritorna in tweet e interviste dei maggiorenti del partito. Matteo Ricci, responsabile degli enti locali Pd, rispolvera un evergreen: «In questo tipo di elezioni si sceglie la persona e non la coalizione». E mentre Alessandra Moretti esterna la sua soddisfazione per il «centrosinistra che riconquista Padova», negli stessi istanti a tutti i microfoni che lo intercettano, Sergio Giordani, l'uomo dell'impresa contro Bitonci, ripete di essere «un civico». Andrea Rossi, membro nella segreteria, a Repubblica ammette che sì, in effetti è stato un po' «un colpo», ma che la critica va fatta «ai dirigenti locali». Allora con la bacchetta magica riporta le lancette al primo turno, come se non ci fosse stata la finale. «Avevamo vinto in 23 comuni su 40, a partire da Palermo». Dove il sindaco Leoluca Orlando aveva rinnegato subito la paternità democratica.

«Alleanze spurie», vittorie spurie.

Come quelle rivendicate da Teresa Bellanova, vice ministro allo Sviluppo economico, a Taranto e Lecce, strappate al centrodestra pescando nel vasto bacino di consenso del governatore Michele Emiliano, non esattamente un renziano. Ma tant'è. «La Puglia premia l'azione del governo e la indiscussa attenzione di Matteo Renzi e del Pd».

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