Studio e impegno politico. Accademia e attivismo. Valerio Onida, morto ieri a Milano all'età di 86 anni, è stato uno dei più importanti costituzionalisti italiani. Professore ordinario all'Università di Milano, giudice costituzionale dal 1996 al 2005, presidente della Consulta per quattro mesi tra il 2004 e il 2005. Onida, studioso di grande prestigio, non si è mai risparmiato negli interventi sull'attualità politica. Così il suo nome è diventato anche sinonimo di ideologo dell'anti berlusconismo muscolare degli anni '90 e dei primi anni Duemila, vicino all'Ulivo di Romano Prodi e poi al Partito democratico, quel Pd da cui si allontana durante l'epopea di Matteo Renzi, quando il costituzionalista si schiera con decisione per il no al referendum renziano del 2016. Onida ha osservato da vicino la politica fino alla fine. Dopo aver detto sì al taglio dei parlamentari voluto dal M5s nel 2020, l'ultima presa di posizione pubblica, come sempre senza peli sulla lingua e cerchiobottismi, risale a gennaio scorso. Si fa un gran parlare della possibilità che Silvio Berlusconi possa candidarsi al Quirinale. Ipotesi stroncata nettamente dal professore. L'ex presidente della Corte costituzionale, nemmeno in quel caso, si tira indietro. Porta anche la sua firma, insieme a quella di altri due ex presidenti della Consulta come Gustavo Zagrebelsky e Gaetano Silvestri, l'appello in cui si definisce la corsa di Berlusconi per il Colle più alto come «un'offesa alla dignità della Repubblica e di milioni di cittadini italiani». Nessun cedimento alla linea dura dell'antiberlusconismo girotondino da Seconda Repubblica.
D'altronde Onida non ha mai nascosto le sue opinioni politiche. Anzi. Negli anni '90, prima di approdare alla Corte costituzionale, è il referente a Milano dell'Ulivo di Romano Prodi. Nel 2010 un'altra esperienza in prima linea. Onida decide di scendere in campo direttamente e si candida alle primarie del centrosinistra milanese per la scelta del candidato sindaco. L'ex presidente della Consulta si piazza terzo dietro il vincitore Giuliano Pisapia e l'archistar Stefano Boeri. Il nome di Onida torna alla ribalta nel 2013, quando l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo inserisce nel gruppo dei dieci «saggi» incaricati di stilare un programma per la formazione di un nuovo governo con un Parlamento in stallo. Risale a quei giorni un altro affondo contro Berlusconi. Lo studioso, vittima di uno scherzo telefonico del programma La Zanzara di Radio 24, dice a una finta Margherita Hack che il Cavaliere avrebbe fatto meglio «a godersi la vecchiaia e a lasciare in pace gli italiani» e che il ruolo dei «saggi» era inutile. Sempre nel 2013, in un'intervista all'Unità, inorridisce di fronte all'ipotesi della grazia per l'ex premier, appena condannato in via definitiva: «La grazia sul piano giuridico non è impossibile ma impensabile».
Nel 2016, oltre a schierarsi per il No al referendum promosso da Renzi, impugna addirittura il quesito di fronte al Tar del Lazio invocandone lo spacchettamento. Il Tar respinge il ricorso, ma alla fine il No prevale.
Non manca qualche deviazione eterodossa, come quando due anni fa, in un'intervista al Riformista, Onida attacca l'Associazione nazionale magistrati «trasformata in un gruppo di potere». Ma su Berlusconi il costituzionalista è stato sempre coerente, fino alla candidatura al Quirinale, definita «un'offesa alla dignità della Repubblica».
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