Addio allo stilista signore maestro di Armani e amatissimo da Chanel

Si è spento a 91 anni Nino Cerruti, gigante dell'imprenditoria e scopritore di talenti

Addio allo stilista signore maestro di Armani e amatissimo da Chanel

Nino Cerruti era un uomo così speciale che prima d'incontrarlo le donne si rimettevano il rossetto e gli uomini controllavano di non avere macchie sulla cravatta. La sua impeccabile eleganza veniva infatti da un giusto mix tra intelligenza, ironia, spirito d'osservazione, culto e cultura del bello. Nato a Biella il 23 settembre 1930, si è spento ieri sera a Vercelli per le complicazioni di un intervento all'anca. Nel corso della sua lunga vita e irripetibile carriera ha ottenuto risultati straordinari come vestire più di 200 film, scoprire e lanciare stilisti di fama mondiale (uno per tutti Giorgio Armani che assunse nel 1965 per disegnare le collezioni del marchio Hitman) oltre a dirigere il celeberrimo lanificio fondato nel 1881 a Biella dai fratelli Stefano, Antonio e Quintino Cerruti.

«In realtà discendo da una famiglia dedita alla tessitura dal 700» diceva prima di dichiarare che solo un eccellente tessuto può dare origine a una moda eccellente.

La sua era anche originale oltre ogni dire. Fu il primo nel 1967 a proporre un'unica collezione con gli stessi modelli da uomo e da donna: una vera rivoluzione che ha anticipato di decenni il tema del no gender. Tra le estimatrici di questa intuizione c'era perfino Coco Chanel che comprava solo da lui i pantaloni che sfoggiava nel poco tempo libero che si concedeva. «Fu comunque un grande scandalo ci raccontò qualche anno fa parlando di quella fatale collezione - allora da Maxim a Parigi e nei migliori ristoranti di New York le donne in pantaloni non potevano entrare. Ma il punto è proprio qui: il maschile al femminile resta un modo molto moderno ed elegante di vestire. Ho continuato a farlo per 30 anni collaborando con giovani designer come Narciso Rodriguez oppure Peter Speliopulous. Poi sono tornato a occuparmi di tessuti, il primo e più grande amore della mia vita lavorativa».

Arguto oltre ogni dire, il signor Nino (così lo chiamavano tutti nel mondo della moda e questo è anche il titolo di una mostra che Pitti ha dedicato al suo straordinario guardaroba) poteva anche essere molto tranchant. Quando nel 2000 ha ceduto Cerruti Paris alla Finpart disse che non si lascia una Ferrari nelle mani di un camionista... A noi precisò: «Con tutto il rispetto per i camionisti penso che guidare un autoarticolato sia una cosa e guidare una Ferrari un'altra». I fatti gli hanno dato ragione. Il marchio è stato poi venduto agli americani e adesso è nelle mani di un imprenditore di Hong Kong mentre lui era ancora lì, nell'azienda di famiglia in cui aveva cominciato a lavorare nel 1948 come operaio alla follatura. Poi gli hanno messo una valigia in mano e spedito a Francoforte «perché diceva - allora si usava così ed era una gran scuola». Negli anni Cinquanta e Sessanta ha lavorato soprattutto con i sarti e solo quando ha capito di che cosa parliamo quando si parla di vestiti si è lanciato nell'avventura della confezione. A chi gli chiedeva come mai ebbe l'intuizione di vestire dei film rispondeva: «Il cinema mi ha sempre affascinato e quando si è presentata l'occasione non me la sono lasciata scappare. Certo le esigenze di un attore sono diverse da quelle di un uomo normale. Ma se il cappotto rosa di Jack Nicholson ne Le streghe di Eastwich non fosse stato in purissimo cashmere della miglior qualità, probabilmente nessuno se ne ricorderebbe. Insomma era qualcosa di credibile nel bel mezzo di una scena incredibile».

Al signor Nino sono stati attribuiti flirt

importanti con donne meravigliose come Anita Ekberg e Kathleen Turner, ma lui con il suo inarrivabile aplomb sosteneva che di queste cose non si parla, per nessuna ragione al mondo. C'è talmente tanto di tutto il resto...

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