Espulsioni dei sospetti jihadisti, carceri speciali per i terroristi, raddoppio dei militari nelle strade, chiusure di moschee e associazioni estremiste oltre a una nuova legge contro il «separatismo islamico» in Francia. Il presidente Emmanuel Macron è deciso ad un giro di vite incalzato dall'eterna aspirante all'Eliseo, Marine Le Pen, che ipotizza anche cambiamenti costituzionali per schiacciare il pericolo jihadista. «Poiché il terrorismo è un atto di guerra richiede una legislazione di guerra» ha affermato la presidente del Fronte nazionale.
Macron, dopo le decapitazioni in chiesa a Nizza, ha dato ordine di raddoppiare la presenza dei militari nelle strade e a presidio dei luoghi di culto, dell'operazione Sentinelle, da 3mila uomini a 7mila. Oggi si riunirà il Consiglio di Difesa a Parigi.
Ieri mattina all'Assemblea nazionale si è accesso il dibattito sulla linea dura. Una delle misure da incrementare sono le espulsioni. In seguito alla decapitazione dell'insegnante, Samuel Paty, il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, ha annunciato l'espulsione di 231 immigrati radicalizzati, compresi 180 in carcere. L'opposizione definisce «le espulsioni legittima difesa» e chiede di più con azioni di massa. Gli espulsi fanno parte di una particolare categoria delle famose «Fiche S» di sospetti jihadisti, che non hanno ancora compiuto reati. Si tratta di un «esercito» di aspiranti tagliagole di 22mila persone, praticamente impossibile da controllare sempre e simultaneamente. Di questi almeno 8mila sono «attivi» e in Francia, ma il numero di stranieri, che si possono espellere, si riduce a 600-800 elementi. Molti sospetti hanno la doppia nazionalità. Le Pen vorrebbe cancellare quella francese per sbatterli fuori, ma non esistono norme a riguardo. E poi c'è il problema dei radicalizzati francesi, che non puoi espellere, ma si sta dibattendo se considerarli «collaboranti dei nemici» della Repubblica per internarli o imprigionarli. Le Pen chiede addirittura la costruzione di nuove carceri speciali. I 1500 jihadisti dietro le sbarre spesso fanno proseliti e conquistano spazi in nome dell'Islam radicale.
Macron sembra più propenso a intervenire sull'immigrazione con un giro di vite su ingressi e domande di asilo riducendo sensibilmente i tempi dei ricorsi, che paralizzano non solo l'Italia, ma anche la Francia.
Il governo vuole aumentare le chiusure di centri estremisti e moschee (ben 73 nel mirino comprese le scuole coraniche). Dopo l'insegnante decapitato sono stati sprangati il Collettivo contro l'islamofobia in Francia, la pseudo Ong umanitaria BarakaCity, il collettivo Cheikh Yassine dal nome del leader di Hamas ucciso dall'esercito israeliano e la moschea di Pantin. Il problema è che la chiusura del luogo di culto durerà al massimo sei mesi e le associazioni hanno già annunciato ricorsi in tribunale. Però nel mirino del ministro dell'Interno ci sono 51 associazioni islamiche radicali. Una nuova legge dovrebbe proibire «l'Islam consolare» ovvero i finanziamenti da potenze straniere (151 imam sono pagati della Turchia, 120 dall'Algeria e 20 dal Marocco).
I volontari francesi dell'Isis e Al Qaida erano 2000, il 40% degli adepti europei. Le autorità avrebbero sventato negli ultimi tempi una decina di attentati, ma il problema del radicalismo islamico è intrecciato con intere aree di una quindicina di città quasi fuori controllo. Si calcola che fra i 5.720.000 musulmani di Francia esista un humus radicale di 300mila persone, soprattutto giovani.
Uno dei motivi che ha spinto Macron ad affrontare
il cosiddetto «separatismo islamico». Il 9 dicembre verrà presentata una legge che vieterà severamente l'istruzione fondamentalista a casa o in scuole coraniche simili alle madrasse talebane spesso ricavate nelle moschee.
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