Equipaggiare la Moldavia, mandando armi moderne e istruttori per addestrarne l'esercito. Fornire, inoltre, supporto di intelligence, come si è fatto finora con l'Ucraina. Per evitare che il Paese finisca nel mirino della nuova Grande Russia a cui aspira Vladimir Putin. La ministra degli Esteri britannica Liz Truss annuncia in un'intervista al Daily Telegraph di voler vedere «una Moldavia equipaggiata con gli standard Nato» e che «una discussione è in corso con gli alleati». La rivelazione arriva alla vigilia del cosiddetto Ramstein bis, il vertice di lunedì, stavolta on-line, con oltre 40 Paesi in un'alleanza Nato allargata che include anche nazioni fuori dall'Alleanza Atlantica, tra cui Israele, Qatar e Giappone. Dal summit di fine aprile convocato da Joe Biden in Germania partì la fase due: più armi all'Ucraina, con il via libera anche della Germania, e maggiore coordinamento tattico. Ora il presidente Zelensky chiede i lanciarazzi multiplo Mlrs, «grazie ai quali saremo in grado di prendere l'iniziativa e liberare il nostro territorio». E gli alleati, svela Londra, discutono di offrire assistenza anche alla Moldavia sotto minaccia.
La ministra Truss riconferma così il ruolo del Regno Unito come big player contro l'espansionismo della Russia di Putin. Sul modello di Winston Churchill, di cui è stato appassionato studioso e biografo, il primo ministro inglese Johnson è in prima linea nella lotta «per l'indipendenza e la libertà dell'Ucraina». Come contro la Germania nazista, Boris vuole stare dal lato giusto della Storia e ambisce alla gloria del suo idolo politico. Pochi dubbi, dunque, sull'invio di armi alla Moldavia, il piccolo Stato a sud-ovest dell'Ucraina.
«Putin è stato chiaro sulle sue ambizioni di creare una Russia più grande», ha spiegato la ministra Truss, che da tempo richiama l'Occidente ai suoi obblighi sulle spese per la Difesa e sostiene che il 2% del Pil - target ufficiale della Nato - «dovrebbe essere la base di partenza». «Solo perché i tentativi di Putin di prendere Kiev non hanno avuto successo, non significa che abbia abbandonato le sue ambizioni», avverte la ministra. Ecco perché l'obiettivo è fare in modo che anche la Moldavia sia attrezzata sulla base «degli standard militari della Nato», pur non essendone un membro, e pur essendo neutrale per Costituzione. È necessario rimpiazzare l'arsenale dell'era sovietica e addestrare i militari moldavi a usarlo, prima di una possibile invasione.
Già alla vigilia della guerra all'Ucraina, il governo inglese aveva visto lungo. Mesi prima dell'aggressione, il Regno Unito ha cominciato a istruire l'esercito ucraino e dopo l'invasione è stato il Paese europeo che ha inviato più armi a Kiev, compresi quei missili anti-carro e i sistemi di difesa aerea che hanno fatto la differenza contro i russi. Ora Putin potrebbe volere il bis in Moldavia, come mostra la mappa sull'offensiva militare esibita dal presidente bielorusso Lukashenko, con il piano di collegare il Donbass alla Transnistria.
Appena pochi giorni fa, d'altra parte, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha lanciato segnali di irritazione al governo di Chiinu per le sanzioni alla Russia, alle quali fino a due mesi fa la Moldavia non aderiva, e anche per la richiesta della Moldavia di ricevere lo status di Paese candidato all'Unione
europea: «Ciò solleva dubbi sul suo interesse a mantenere la neutralità», ha detto la portavode della diplomazia di Mosca. «Non resteremo indifferenti alle azioni della Moldavia a danno degli interessi del nostro popolo».
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