Adolescenti e privacy: i nodi da sciogliere

Si dibatte se estendere l'obbligo del documento per gli studenti 12-18enni

Adolescenti e privacy: i nodi da sciogliere

Riuscirà il green pass rafforzato a frenare i contagi? Continuerà a dare impulso alla campagna vaccinale? Presto per dire quale sarà l'impatto delle nuove misure, ma il governo punta molto sul certificato verde per evitare restrizioni in vista del Natale. I primi due giorni sono filati lisci, anche nel trasporto pubblico, considerato l'anello debole della catena per la difficoltà di garantire controlli capillari. Ora che la prova generale è stata superata, grazie allo sforzo di tutte le prefetture e al senso di responsabilità dei cittadini, rimangono sul tavolo alcuni nodi da sciogliere per far funzionare la macchina a pieni giri.

Quello principale, di cui si parla da giorni, riguarda gli studenti dai 12 anni ai quali non serve il green pass per entrare in classe, ma gli viene richiesto su autobus e metro che usano per raggiungere la scuola. Finora è stato inutile il pressing dei governatori che chiedevano una deroga alla normativa almeno per gli under 18. Il premier Mario Draghi ha deciso di tirare dritto per non dover modificare un decreto appena entrato in vigore e che sta dimostrando di funzionare. Meglio prendere tempo. Ma anche all'interno dello stesso governo si registrano pareri discordanti. Il sottosegretario all'istruzione Rossano Sasso ha già espresso la sua contrarietà. Ingiusto, a suo dire, obbligare i ragazzi non vaccinati a pagare 3 tamponi a settimana per andare a lezione. Meglio renderli gratuiti per non gravare sulle famiglie, almeno in attesa che i più giovani ricevano la seconda dose, come proposto dal ministro del Lavoro Renato Brunetta. A ribadire che l'esecutivo non ha al momento in programma di cambiare le regole in corsa è il sottosegretario al ministero dell'Interno, Carlo Sibilia: «Sull'obbligo di certificazione verde semplice per gli studenti sui mezzi pubblici non abbiamo intenzione di operare deroghe. Anzi, bisogna continuare su questa linea», dice a Radio Capital. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa non è così categorico: «Una deroga? Valuteremo con le Regioni, ma al momento è giusto procedere con le regole già decise», confida a Rai Radio 1 lasciando la porta aperta ad un'eventuale modifica, che potrebbe essere discussa in uno dei prossimi incontri tra governo ed enti locali. Lo stesso ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini, del resto, si è dimostrato disponibile al dialogo. Resta per ora nel cassetto, pronta ad essere tirata fuori in caso di peggioramento della situazione epidemiologica, la questione del green pass rafforzato anche per lavorare e salire sui messi pubblici. Stop ai tamponi per ottenere il certificato, insomma, che resterebbe accessibile solo a vaccinati e guariti. Una stretta riproposta giorni fa da Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, in un'intervista al Messaggero, e che potrebbe rendersi necessaria nel caso in cui arrivassero riscontri negativi dagli studi in corso sulla variante Omicron. Il passaggio successivo, se la curva dei contagi dovesse peggiorare ancora, è l'obbligo vaccinale. Mai del tutto escluso.

Altro fronte sul green pass riguarda la privacy.

Il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha ribadito ieri in Senato che va garantita «l'applicazione della norma sulla differenziazione delle certificazioni senza legittimare l'accesso dei soggetti verificatori ai dati contenuti nel pass e, in particolare, ai presupposti di rilascio dello stesso». Il sistema di verifica deve cioè far corrispondere al «verde» solo i certificati da guarigione o vaccino e al «rosso» solo quelle da test.

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