I grandi tornano a confrontarsi sull'Afghanistan a quasi due mesi dalla presa di Kabul da parte dei talebani. L'appuntamento è per oggi, con il G20 da remoto convocato dal premier italiano Mario Draghi, che tiene molto a questo appuntamento i cui obiettivi sono evitare la catastrofe umanitaria ed evitare che l'Afghanistan torni un santuario del terrorismo. «Credo sia dovere dei Paesi più ricchi del mondo far qualcosa per evitare la catastrofe umanitaria, senza quella condizionalità per cui io ti do un pacco di grano se tu abiuri alle tue fedi. Credo siano arrivati lì a un punto per cui bisogna preoccuparsi soltanto di salvare vite umane», aveva detto Draghi il 29 settembre scorso annunciando la riunione di oggi.
Riunione che vedrà la partecipazione di tutti i principali Paesi coinvolti, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina all'India. Mosca e Pechino, però, non parteciperanno a livello di leader: né Vladimir Putin né Xi Jinping si collegheranno, delegando nel primo caso il viceministro degli Esteri, nel secondo il capo della diplomazia.
L'idea di un vertice straordinario del G20, che anticipa il summit in presenza che si svolgerà a fine ottobre a Roma, si era diffusa già nei giorni immediatamente successivi all'ingresso dei talebani a Kabul, con le immagini di decine di migliaia di afghani disperati in cerca di salvezza verso l'Occidente.
L'esigenza è quella di adottare una linea più condivisa possibile per trattare con i «nuovi padroni» dell'Afghanistan, coinvolgendo i Paesi della regione, ma anche le grandi potenze che possono esercitare un'influenza sui talebani. La riunione di oggi dovrebbe concludersi con un «chair summary», una dichiarazione della presidenza italiana del G20 su cui si continua a lavorare in queste ultime ore.
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