Tra esenzioni, esclusioni, riduzione dell'imponibile o dell'imposta, sconti e regimi di favore le tax expenditures in Italia sono oltre 600 a livello centrale e più di 100 a livello locale. Un vero proprio magma che, secondo l'ultima analisi dell'Ufficio valutazione impatto del Senato, pesa per le sole spese centralizzate un mancato gettito per lo Stato pari al 4% del Pil. L'analisi dei tecnici di Palazzo Madama mette a fuoco il capitolo più sostanzioso della riforma fiscale, soprattutto per la necessità di reperire risorse in vista della prossima manovra. La delega appena approvata in Parlamento si pone tra gli obiettivi proprio quello di sfoltire il sistema di sconti del fisco italiano, un bacino di oltre 80 miliardi considerando solo gli sconti concessi a livello centrale. Dal 2016 al 2022 le spese fiscali erariali sono cresciute in maniera costante. Complice anche l'emergenza Covid, che ha portato ad un proliferare di misure ad hoc, nel 2022 se ne contavano 626, il 40% in più rispetto a sei anni prima, con effetti negativi sul bilancio pari a 82 miliardi di euro, in questo caso in aumento di ben il 72 per cento. Vanno aggiunte poi altre 114 spese locali, per un totale di 740 agevolazioni. In base ai dati enucleati dal Senato il 41,8% delle risorse assorbite dalle tax expenditures è destinato a casa e assetto urbanistico, che godono di 34,32 miliardi.
Seguono competitività e sviluppo delle imprese, con il 17,7%, pari a 14,50 miliardi. Diritti sociali e politiche sociali e famiglie hanno un impatto pari a circa il 9,2%, ovvero 7,53 miliardi. Alle politiche per il lavoro è assegnato circa l'8,7 delle risorse, cioè 7,17 miliardi.
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