Agguati, minacce e raid ai banchetti di centrodestra. Torna la violenza ma il Pd tace

C'è un filo rosso che unisce l'aggressione al gazebo della Lega a Marina di Carrara di sabato, i colpi di pistola sparati contro la sede della segreteria politica del deputato e candidato azzurro Francesco Cannizzaro a Reggio Calabria

Agguati, minacce e raid ai banchetti di centrodestra. Torna la violenza ma il Pd tace

C'è un filo rosso che unisce l'aggressione al gazebo della Lega a Marina di Carrara di sabato, i colpi di pistola sparati contro la sede della segreteria politica del deputato e candidato azzurro Francesco Cannizzaro a Reggio Calabria, le minacce «targate» Br recapitate via lettera a Trento contro Giorgia Meloni e contro i candidati locali di Fdi, l'assalto della scorsa settimana al banchetto elettorale di Fdi in via Papiniano a Milano. Quel filo rosso è il silenzio degli «avversari politici» che - salvo rare eccezioni - ha circondato di democratica ovatta gli episodi citati. Poco spazio sui giornali, certo, ma soprattutto nessun commento da parte dei leader dei partiti politici avversari.

Insomma, è come se la violenza, quando prende di mira il centrodestra, non meriti di sprecare commenti, tantomeno parole di solidarietà. E pazienza se, come a Carrara, a finire prese a bastonate con le aste delle bandiere sono state soprattutto donne, giovani e anziane, intente a montare il gazebo: nemmeno la violenza di genere riesca a captare l'attenzione di Letta&Co, visto che in fondo anche una sola parola di vicinanza, di condanna, di solidarietà a chi ha preso una bastonata, rischia di spostare un voto, di legittimare il «nemico».

Qualcuno l'ha fatto notare, nello specifico proprio la leader di Fdi, ricordando come di fronte alle minacce di morte ricevute il suo carissimo nemico-amico Enrico Letta, segretario del Pd, abbia brillato per omissione. «Il segretario del Pd non ha ritenuto di fare due righe di condanna e di solidarietà di fronte alle minacce di morte ricevute. A parti invertite, noi non avremmo esitato perché per noi la politica è confronto», ha spiegato caustica e diretta Meloni parlando proprio a Trento, dove per fortuna la «sorpresa» annunciata dai sedicenti brigatisti è rimasta sulla carta delle lettere spedite alle redazioni dei quotidiani locali.

Stessa storia a Marina di Carrara. A leggere le (scarne) cronache, i commenti e le reazioni all'attacco al gazebo del Carroccio andato in scena in prima serata e in pieno centro, tra famiglie e turisti, salta all'occhio che le sole voci che esprimono solidarietà sono quelle degli stessi leghisti e degli alleati di coalizione. Salvini e i suoi denunciano di aver sopportato da «settimane» e in tutta Italia «minacce e vandalismi», individuando nella «delegittimazione» che va avanti da settimane «anche da parte del centrosinistra» il mandante di questa e delle altre violenze. Eppure, ancora ieri, proprio dal centrosinistra non una sola voce si è alzata per condannare quanto accaduto.

E la storia andata in scena a Trento e replicata a Marina di Carrara si ripete pressoché identica se si scorrono a ritroso gli altri episodi citati: a Reggio Calabria, tra i vetri infranti a colpi di pistola del comitato di Cannizzaro, piovono attestati di vicinanza solo da altri azzurri, dalla Lega, da Fratelli d'Italia. A Milano, stessa solfa: l'indignazione sembra riguardare solo chi è stato vittima dell'assalto e il resto della coalizione di centrodestra, con la meritoria eccezione del sindaco, Beppe Sala, tra i primi a definire «inaccettabile» per una città democratica l'aggressione subita dai militanti di Fratelli d'Italia.

Anche a Reggio, in fondo, si è notato tra quelli degli alleati anche l'attestato di solidarietà arrivato a Cannizzaro dal capogruppo del Movimento 5 stelle, Davide Tavernise.

Come pure a Milano, il giorno dopo, è arrivata la condanna dell'aggressione al banchetto elettorale da parte del Pd cittadino. Le regole del gioco, insomma, sono così chiare che almeno a livello locale qualcuno se ne ricorda. Funziona diversamente al Nazareno: ai piani alti Dem il silenzio e d'oro e di rigore.

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