C'è un non so che di rocambolesco, nella saga giudiziaria che da poco più di un mese scombina l'immagine pettinatissima della famiglia Elkann. Dalla inavvedutezza dei fedelissimi, con la segretaria personale di John che nel corso delle perquisizioni di febbraio contatta, intercettata, il commercialista Gianluca Ferrero avvisandolo dell'arrivo della Guardia di Finanza, mostrando «preoccupazione e timore» per i documenti che avrebbe dovuto «nascondere». Ai luoghi, come il caveau a casa di John Elkann sulle colline torinesi, dove vengono trovati buste, lettere e manoscritti sui documenti relativi alla cessione delle quote della Dicembre, la società cassaforte che controlla la holding miliardaria degli Agnelli.
Infine la cantina dello studio Ferrero, dove chissà da quanto tempo giaceva una «cartellina gialla» dal nome non troppo enigmatico: cioè «D.M. Successione», senza firma né data. Il plico conteneva un documento, chiamato «Domicilio a Gstaad» con persino i nomi in codice, cioè «Signora X» (la vedova dell'Avvocato, secondo i pm) e «Signora Y» (Margherita). L'atto viene ritenuto estremamente interessante dai magistrati che contestano ora non solo la frode fiscale, ma anche la truffa ai danni dello Stato e di ente pubblico. Conterrebbe la prova dell'esistenza di un «accordo» preordinato per fare figurare la residenza di Marella in terra elvetica. I magistrati lo chiamano esplicitamente il «vademecum della frode» e lo attribuiscono alla mano di Ferrero. «Nel caso di decesso della Signora X si legge in questo documento - dovremmo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera. Ciò sarà rilevante essenzialmente per la determinazione di due competenze (oltre alla questione riguardo all'imposta di successione)».
Seguono i consigli su come gestire la questione della residenza: «Un soggiorno a casa di un amico a Gstaad ovviamente non è la soluzione ideale. Comunque la dimora in casa di un amico è sempre preferibile rispetto a un'assenza totale da Gstaad (e dalla Svizzera)». Infine le indicazioni per il post mortem tra cui le azioni da compiere in via giudiziaria «contro la Signora Y». Proprio in questo documento, si legge nel decreto, sarebbe contenuto il consiglio al nipote John Elkann di assumere i dipendenti della nonna per non «sovraccaricare» la posizione italiana dell'anziana.
Agli atti ci sarebbe infine anche un vero e proprio assist in mano alla procura che le consentirebbe di dimostrare che «Marella Caracciolo, quantomeno dal 2014, ha dimorato in Italia per la maggior parte dei giorni, mentre in Svizzera ha trascorso meno di due mesi l'anno». Si tratta di uno scritto di quattro pagine fronte-retro, con l'ultima pagina denominata «una vita di spostamenti», redatto dalla segretaria personale di Marella Caracciolo, Paola Montaldo. Un documento che riassume in modo schematico i giorni di effettiva presenza in Italia. Dagli appunti, Marella avrebbe vissuto all'estero, nel 2015, 67 giorni contro i 298 giorni in Italia.
Stessa situazione nel 2016, con 70 giorni all'estero e 295 in Italia, nel 2018 (227 giorni in Italia, 138 all'estero) e nel 2019, anno in cui morì (54 giorni in Italia, zero all'estero). Unica eccezione il 2017, anno in cui secondo la sua assistente - la nonna di John Elkann visse all'estero 253 giorni, contro i 112 giorni passati in Italia.
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