Ci sarà anche la sorella del dittatore Kim Jong-un nella delegazione nordcoreana alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, che saranno inaugurate domani. Kim Yo-jong, che mette piede per la prima volta nella nemica (o ex nemica?) Corea del Sud, non sarà certamente lì per coreografia, come invece faranno le 229 cheerleaders del regime ammesse alla cerimonia di apertura dei Giochi. La sorella più giovane del «Giovane comandante» ha infatti un ruolo di primo piano nel gruppo di comando del regime di Pyongyang, del quale rappresenta il volto soft e accattivante.
Nella tradizione del regime, le informazioni personali su Kim Yo-jong sono piuttosto vaghe e non confermate da fonti ufficiali. Si sa di lei che ha «circa trent'anni» e che è nata dalla stessa madre di Kim Jong-un, la ex ballerina di origini giapponesi Ko Yong-hui (questo a differenza del fratellastro Kim Jong-nam, assassinato un anno fa in Malesia sembra per ordine del dittatore, che il padre Kim Jong-il detto «il Caro Leader» aveva avuto da un'altra donna).
Più chiare sono invece le notizia sul suo ruolo. La sorella del Numero Uno è stata infatti cooptata nello scorso ottobre nel Politburo del partito dei Lavoratori (comunista), l'organo decisionale del regime. Un evento che corona la sua ascesa nel gruppo di potere, del quale faceva comunque parte da anni: inserita nel Dipartimento di propaganda del partito, è stata la principale curatrice dell'immagine pubblica del fratello. Sarebbe stata lei a suggerirgli di imitare il look del nonno Kim Il-sung (fondatore della Corea del Nord in epoca staliniana, morto nel 1994 ma ancora ufficialmente «presidente eterno»), di porsi nei confronti del popolo con uno stile «alla mano» che include frequenti apparizioni pubbliche e visite nelle scuole e a cittadini comuni.
Un culto della personalità organizzato da una giovane donna dura e determinata ma dall'aspetto suadente. E che grazie alle sue capacità è assurta, insieme alla moglie del fratello Ri Sol-ju, alla posizione di donna più importante del regime.
Ora Kim Yo-jong avrà a disposizione una tribuna ben più in vista: grazie ai Giochi Olimpici potrà mostrare al mondo il volto dolce del regime, nella speranza di far dimenticare la minaccia rappresentata dai missili del fratello e di far passare per guerrafondaio chi si rifiuta di subirne passivamente la presenza.
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