Alfano nell'angolo medita l'addio alla maggioranza

Con il Jobs Act targato Pd, nel Ncd aumenta la voglia di tornare con Forza Italia

Alfano nell'angolo medita l'addio alla maggioranza

Matteo Renzi «riciccia» di fatto l'articolo 18 nel Jobs Act dopo una mattinata di manovre da miniaturista tra le varie anime del Pd e alla fine gli unici che rischiano il non reintegro sono Angelino Alfano e i suoi. Che dello sbianchettamento quasi integrale dell'articolo 18 avevano fatto una bandiera politica e ora rischiano di trovarsi in mano un pugno di mosche.

È un giovedì disastroso per l'Ncd. Quasi impotente nell'assistere allo smontaggio rapido del Jobs Act. Il Pd si accorda su una riforma light del lavoro, con una delega che esce dal Senato senza la tagliola della fiducia ma verrà modificata nel senso di riesumare il reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari senza giusta causa in determinati casi. E gli alfaniani? Fanno come i francesi con Bartali, o come le formiche nel loro piccolo: si inc...ano. Il fallo di frustrazione lo fa Maurizio Sacconi, capogruppo del partito in Senato, che si richiama alla logica dei numeri: «Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario». Il ricattuccio si appalesa nella richiesta urgente di maggioranza per discutere «le eventuali modifiche alla delega». E anche la tenuta di una maggioranza che ha subito la prima scossa di quello che potrebbe essere uno sciame sismico .

Il gioco degli alfaniani è quello di puntare sulle contraddizioni interne al Pd e non sulla loro attuale marginalizzazione nelle scelte che contano: «Nel Partito democratico - osserva Sacconi - coabitano oggi le tesi più conservatrici con quelle più innovative e la qualità dell'equilibrio che si produce al suo interno non è per nulla scontata». Loro, la quota destrorsa della maggioranza, hanno le idee chiare, sempre le stesse: «Vogliamo che diventi possibile licenziare un assenteista o un ladro, in modo che l'imprenditore abbia finalmente il pieno governo dell'efficienza dell'impresa. Vogliamo che la disciplina sia semplice e certa in modo da non dare spazio alla giustizia creativa e ideologizzata. Allo stesso modo vogliamo la flessibilità delle mansioni per consentire l'adeguamento dei modelli organizzativi». Anche il capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo, twitta la sua indignazione: «Jobs act troppo importante: calendarizzare subito. Ma spieghiamo a Speranza che Parlamento non è il luogo della ratifica della direzione del Pd». La giornata finisce con Sacconi e De Girolamo a Palazzo Chigi da Matteo Renzi, che prova a rabbonirli. Ma la linea del premier è espressa dalla ministra e vestale del renzismo Maria Elena Boschi: «Stiamo discutendo con tutti i partner della maggioranza. Non servono vertici di maggioranza, basta il lavoro parlamentare». E in serata è lo stesso Renzi a mettere il sigillo alla questione: «Partita chiusa».

Più il Nuovo Centrodestra finisce sullo sfondo delle riforme, più sembra farsi strada un riavvicinamento a Forza Italia.

Solo Beatrice Lorenzini, Gaetano Quagliariello e Fabrizio Cicchitto, che parla di «propositi omicidi di Forza Italia nei confronti di Ncd», resistono. Loro, probabilmente moriranno renziani per non vivere berlusconiani.

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