Gli allarmi (a vuoto) della Cop29. "Il petrolio? È un dono di Dio"

Da Guterres a Sánchez, impegni per l'ambiente. Ma il presidente azero: "L'Ue chiede più gas". E Parigi riapre le centrali a carbone

Gli allarmi (a vuoto) della Cop29. "Il petrolio? È un dono di Dio"
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Contraddizioni e paradossi in scena alla Cop29. E a dare pepe all'evento, aggiungete anche l'apologia dei combustibili fossili. Ecco il bilancio del secondo giorno della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che quest'anno si tiene a Baku, capitale dell'Azerbaigian. Il capo di Stato che ospita l'evento, Ilham Aliyev, ha difeso l'aumento di produzione di combustibili fossili del suo Paese e ha colto l'occasione per lanciarsi nell'elogio di gas e petrolio. «Un dono di Dio» li ha definiti. «Sono risorse naturali - ha spiegato il presidente dell'Azerbaigian, accomunandoli a eolico, solare, oro, argento, rame - I Paesi non dovrebbero essere incolpati di avere queste risorse e di fornirle ai mercati, perché i mercati ne hanno bisogno», ha spiegato Aliyev. Poi l'attacco ai «fake news media» degli Stati Uniti, «il principale produttore mondiale» di combustibili fossili: «Farebbero meglio a guardarsi allo specchio», ha commentato il leader azero, ricordando che anche l'Unione europea dopo la crisi energetica del 2022 ha chiesto all'Azerbaigian di fornire più gas.

A conferma di qualche ipocrisia globale, dalla Francia arriva la notizia che, per aumentare la produzione di energia elettrica in vista del grande freddo, la centrale di Saint-Avold (Mosella), uno dei due impianti a carbone in Francia, ha ripreso a funzionare, dopo essere rimasta chiusa a inizio 2022 e riavviata un anno dopo. Un controsenso per il Paese che ha annunciato l'addio al carbone per il 2027. E non è il solo.

Tra i leader presenti, a suonare la sveglia è stato il capo del governo spagnolo, Pedro Sánchez, reduce dalla catastrofica alluvione di Valencia (oltre 220 morti): «Stiamo vedendo i governi esitare e rallentare quando dovrebbero accelerare. Alcuni stanno persino negando le prove e tornando indietro», ha sottolineato il premier spagnolo. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invitato i leader globali a fare di più: «Il suono che sentite è il ticchettio dell'orologio - ha detto, ricordando che questo sarà l'anno più caldo di sempre - Siamo al conto alla rovescia finale per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius, e il tempo non è dalla nostra parte». Poi l'affondo: «Chi inquina con i combustibili fossili deve pagare». Eppure, mentre Guterres pronuncia queste parole, la Corte d'appello olandese annulla la sentenza del 2021 che ordina al gigante del petrolio Shell di ridurre le emissioni del 45% entro il 2030. La strada è in salita. Ma il primo ministro britannico Keir Starmer assume l'impegno di tagliare dell'81% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra entro il 2035. Il direttore generale dell'Aiea, l'agenzia atomica, Rafael Grossi, promuove il nucleare: «Dobbiamo darci i mezzi» per svilupparlo, dice. A strigliare i leader globali pensa il padre-padrone della Bielorussia, Alexandr Lukashenko, che rimarca una delle più grandi contraddizioni di Cop29: all'appuntamento mancano i principali leader mondiali, da Joe Biden (che intanto in patria annuncia multe contro le emissioni eccessive di metano dell'industria di gas e petrolio) fino ad Emmanuel Macron, da Olaf Scholz a Ursula von der Leyen. Oggi sarà presente Giorgia Meloni.

L'obiettivo centrale di Cop29 è mobilitare mille miliardi di dollari per la finanza climatica, da destinare soprattutto ai Paesi meno sviluppati per la transizione energetica. Per ora si è fermi a 75 milioni, meno di un decimo.

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