All'Eliseo spinta sulla difesa. Ma grande gelo sulle truppe

A Parigi vince la linea contro l'invio di soldati: "Non ora". Von der Leyen: "Sicurezza Ue a una svolta". Telefonata Macron-Trump

All'Eliseo spinta sulla difesa. Ma grande gelo sulle truppe
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Una forza europea di «garanzia» o «deterrenza» composta da 25-30 mila soldati in Ucraina. Quando il Washington Post lancia la notizia in rete, il vertice «ristretto» convocato d'urgenza all'Eliseo da Macron è ancora in corso. Tanto la Spagna, quanto la Germania, avevano appena detto che è «troppo presto» per parlare di dispiegamento di truppe a Kiev. E lo ribadisce, lasciando l'Eliseo, il cancelliere tedesco Scholz: «Inappropriato discutere ora di invio di truppe». Il quotidiano americano - secondo cui la Francia avrebbe già dato la disponibilità di 10mila effettivi - ne è però certo: non sarebbero schierati lungo la linea di attrito, ma pronti a intervenire se Mosca violasse il cessate il fuoco a cui lavora in solitaria Trump.

Il sovraccarico di informazioni non aiuta: nessuna concordia a Parigi sui «boots on the ground» tra gli 8 leader al summit «informale». Europa spiazzata dall'accelerazione trumpiana e con un solo punto di convergenza: «Siamo ancora nel bel mezzo di una guerra brutale», è il ragionamento di Scholz, «dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina, no a diktat imposti, Ue e Usa devono agire assieme». A Riad si profila un accordo sulla testa degli europei, che hanno investito militarmente più degli Usa in Ucraina e rischiano di star fuori dai futuri assetti di sicurezza.

Macron ha chiamato Washington prima del vertice: venti minuti «di trasparenza» con The Donald per non rompere i rapporti. «Pronti ad ascoltare le opinioni di tutti», fa sapere l'inviato Kellogg sulle trattative. «Tutti vogliono un accordo di pace, ma dev'essere duraturo», rilancia il britannico Starmer, unico leader extra Ue ieri a Parigi, che su un contingente a Kiev si era già espresso: «Pronto a inviare truppe». Stessa linea della Svezia, assente al vertice.

Il ministro degli Esteri francese si è lasciato sfuggire che la discussione era in corso «tra i tre grandi eserciti europei» per garantire pace durevole. Una coalizione di volenterosi. Ma nulla di deciso, e anzi alzate di sopracciglio. «Dobbiamo essere pronti alla possibilità che la Russia sposti la guerra ad un altro paese europeo, la priorità è riarmarsi», ha sottolineato la premier danese Fredriksen. Accordo di massima, dunque, per più investimenti in Difesa grazie a «clausole di salvaguardia» a cui ha aperto anche Scholz. La presidente della Commissione europea, dall'Eliseo, parla di «colloqui cruciali». Sicurezza dell'Europa un punto di svolta, «serve un approccio d'urgenza», scrive su X perdonando a Macron l'irritualità. Nuovo incontro tra Europa, Nato e Gran Bretagna in cantiere, sperando che da Riad non arrivino soprese sgradite.

Il primo ministro polacco Tusk, che avrebbe in mano l'agenda politica dell'Ue per il semestre, ha chiesto di rafforzare le capacità di difesa dell'Europa e parla di posizioni simili da parte di tutti sulla pace: «Nessuna decisione senza Kiev». Al tavolo anche i due volti dell'Ue, Von der Leyen e Costa, e il segretario della Nato Rutte, che mostra ottimismo per l'aumento al 2 per cento del Pil sugli investimenti in armi; da abbinare al rilancio dell'industria europea. Nessuno ha intenzione di lasciarsi ipnotizzare dalle mosse di The Donald nel gruppo ristretto: Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca in rappresentanza dei baltici (che ora temono pure un ritiro delle truppe Usa dall'area, ipotetica promessa a Putin per far avanzare la trattativa). Le provocazioni arrivano in serie da Washington. L'ultima l'ha raccolta l'Economist: il vicepresidente Usa Vance avrebbe detto che una forza composta da uomini del Vecchio Continente sarebbe meno efficace nel dissuadere la Russia dall'attaccare, gli Stati Uniti starebbero pensando a un peacekeeping che includa Brasile o Cina. La Commissione europea sarà in Ucraina il 24 febbraio. Poi nuovo vertice.

Ieri solo 8 potenze: 2 nucleari (Parigi e Londra). Macron ha escluso Stati più esposti con Mosca. Come l'Ungheria, che ieri ha attaccato liniziativa: «Ostacola gli sforzi di pace», ha dichiarato il ministro degli Esteri Szijjártó.

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