La spina delle spine nel fianco di Matteo Renzi si chiama Italicum. E per contrastare i diversi fronti, delle opposizioni e della minoranza Dem, il premier usa la minaccia del «tutti a casa» se la legge elettorale non passa. Preannunciando un voto di fiducia che si moltiplicherebbe per quattro.
I giochi si aprono oggi alla Camera, ma il momento clou potrebbe slittare alla prossima settimana perché solo allora, per regolamento, il governo potrebbe contingentare i tempi.
Ma i nemici dell'Italicum fanno sapere che potrebbero chiedere una ventina di voti segreti, su proposte di modifica del testo, approvato in prima lettura a Montecitorio, modificato al Senato e ora alla Camera dove potrebbe concludere il suo iter.
La fiducia non può essere messa sul voto finale della legge elettorale, secondo le regole, e Renzi non penserebbe neppure a metterla sulle pregiudiziali, anche per sondare quanti davvero tra i nemici interni ed esterni seguirebbero davvero la linea oltranzista. Una quarantina tra Dem e centristi? Meno della metà? E gli altri?
Gli attacchi, in ogni caso, sono durissimi. «Renzi la smetta di minacciare lo scioglimento del Parlamento se non dovesse passare l'Italicum. Non ci spaventa. Chi si crede di essere, il presidente della Repubblica?», sbotta Giovanni Toti, di Fi.
«Nel Pd c'è solo un gioco delle parti, l'opposizione interna non è vera», dice Alessandro Di Battista e avverte che, se il dibattito verrà compresso dal governo, il M5S «userà mosse extraparlamentari perché il Parlamento sarebbe completamente esautorato».
Nella maggioranza Fabrizio Cicchitto di Ncd si augura «che il confronto sull'Italicum non sia deviato per la richiesta di voto segreto e la conseguente risposta del voto di fiducia».
Il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani assicura che il governo «sta facendo di tutto e di più per evitare di arrivare alla fiducia». «Sarebbe un errore politico madornale, una violenza vera e propria al parlamento», replica il capogruppo dem dimissionario Roberto Speranza. E spiega: «Creerebbe le condizioni di un vero logoramento al nostro interno».
Per il leader di Sel Nichi Vendola, «la fiducia sulla legge elettorale è uno stravolgimento della democrazia». Il dem Alfredo D'Attorre ha già deciso: non voterà l'Italicum e «nella sciagurata ipotesi della fiducia», non parteciperà. Per Rosy Bindi è «incomprensibile che si leghi il destino» dell'esecutivo all'Italicum. E l'altro ribelle dem, Stefano Fassina, è convinto che le cose stiano al contrario: «Se passa l'Italicum si va a votare». Il renziano Roberto Giachetti insiste che il premier non vuole andare alle urne, ma «se cadesse vincerebbe con un plebiscito». Per il dem Giorgio Tonini la fiducia sarebbe una «legittima difesa» e Dorina Bianchi di Ap preannuncia il voto favorevole del gruppo.
Sprezzante il leader
della Lega, Matteo Salvini: «L'Italicum? Non me ne può fregare di meno. È una legge che fa schifo ed è davvero infame che Renzi stia perdendo il suo tempo su una legge che gli salva le chiappe, invece di riformare la legge Fornero».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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