In Alto Adige battaglia sulle "radici cristiane"

Il vescovo di Bolzano preme per inserirle nello statuto regionale. E trova appoggi tra i politici

In Alto Adige battaglia sulle "radici cristiane"

Trento - Le «radici ripudiate» dall'Europa potrebbero essere riscoperte in Trentino Alto Adige. Questo è almeno quanto chiede il Vescovo di Bolzano, monsignor Ivo Muser, alla Convenzione per l'adeguamento dello statuto della Regione.

La carta fondamentale delle autonomie regionali da tempo, infatti, è sotto i ferri della Consulta tridentina e della Convenzione bolzanina per essere riformata e rinnovata. In questo contesto, tutt'altro che pacifico, in cui si incontrano le specifiche istanze territoriali di due province fra loro tanto vicine quanto diverse, il vescovo ha inoltrato all'ente altoatesino una lettera in cui esprimeva la volontà della diocesi affinché nel preambolo al nuovo statuto fosse specificato che l'Alto Adige «affonda le sue radici nella tradizione cristiana» e non solo in ossequio al ruolo fondamentale che la chiesa cattolica e la fede hanno ricoperto nell'influenzare la cultura, la tradizione, le istituzioni e, se vogliamo, proprio l'identità stessa della nostra terra. Secondo l'alto prelato, infatti, la fede è oggi essenziale nella riuscita di una convivenza pacifica fra le persone, in quanto «una società che riduce la dimensione religiosa esclusivamente alla dimensione privata è inevitabilmente una società senza Dio». In una società che idolatra il multiculturalismo militante e strizza l'occhio alle comunità islamiche, eliminando i crocefissi nelle scuole, rinunciando ai presepi e in generale evitando i simboli e le cerimonie che hanno accompagnato le passate generazioni, questa posizione potrebbe sembrare fuori tempo massimo. In realtà, però, ben si coniuga con le posizioni di Benedetto XVI che in più occasioni era intervenuto nei lavori per la costituzione europea, richiamando la riscoperta delle radici cristiane e della sacralità statale per la salvezza dell'Europa.

Non si sono fatte attendere le reazioni dalla classe politica. Secondo Dorigatti, presidente del consiglio provinciale di Trento, «ognuno può portare le proprie istanze e il proprio contributo, ma sta poi alla politica scegliere anche se tutti dovrebbero evitare di inserire elementi di divisione, perché - continua Dorigatti, della maggioranza Pd - mettere dentro le radici cristiane, significa escludere le altre sensibilità e se non c'è in Costituzione perché dovrebbe esserci in Statuto?». Provocazione raccolta immediatamente dal consigliere provinciale Cia, che sottolinea che «non si possa dimenticare la storia del Trentino-Altoadige, perché in ogni valle se ne respira il contributo. Se non abbiamo il coraggio di riconoscere le nostre radici, non abbiamo futuro, e spogliarci di questa identità forte è solo una manovra politica di bassa lega, se noi non difendiamo le nostre radici, ci sarà chi più furbo ci imporrà le sue. In altri momenti storici ed in altri luoghi si è provato a cancellare le radici cristiane, oggi, dopo lo scempio, lì si erigono nuove e imponenti chiese».

Poco conciliante anche l'autonomista Kaswalder, che da presidente della commissione regionale per lo statuto accoglie la richiesta con un laconico «sarebbe il minimo», infatti secondo il presidente, da poco uscito dalla maggioranza, «quando il testo sarà

licenziato dalle commissioni, che sia presente o meno nella bozza, io farò di tutto affinché siano riconosciute nel nuovo statuto le radici cristiane della nostra comunità e i nostri valori fondanti, primo fra tutti la famiglia».

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