Un Dpcm dietro l'altro, senza valutare l'efficacia del precedente (ci vorrebbero giorni e dati che non vengono raccolti). L'importante è dimostrare che «stiamo facendo qualcosa», cancellando la vita notturna e a spese di poche categorie. Con il paradosso che si fa pagare il conto ai privati di ristorazione e cultura mentre per il trasporto pubblico, nonostante gli assembramenti, non c'è alcuna misura. Il Dpcm notturno di Conte non accoglie le osservazioni delle Regioni.
IL COPRIFUOCO
Il governo ha saggiamente scelto di evitare una misura ansiogena già nel nome, dalla dubbia utilità e invisa al Viminale ma ha inserito in una norma (con raccapriccio dei giuristi) una «forte raccomandazione» a limitare gli spostamenti serali e notturni, mentre potranno essere chiuse piazze troppo affollate. Il Dpcm però consente alle Regioni di essere più severe, perciò restano in vigore le limitazioni agli spostamenti imposte da Lazio, Lombardia, Calabria, Campania, Sicilia, Piemonte.
MASCHERINE
Resta l'obbligo di averle sempre con sé e indossarle laddove possano crearsi assembramenti. Ma anche qui c'è un quadro frammentario tra le diverse Regioni.
LA CULTURA
La discriminazione pubblico-privato si ripete per la cultura. Il Dpcm ordina la chiusura di cinema e teatri, aperti invece i musei. La differenza? I primi sono in larga parte privati, i secondi in larga parte pubblici.
LA RISTORAZIONE
Per bar e ristoranti arriva la scure. Il governo, in disaccordo con le Regioni, anticipa la chiusura alle 18. Niente cene e aperitivi, dunque. E nelle ore di apertura il consumo è limitato a quattro persone per tavolo, a meno che non siano conviventi. Negli alberghi la ristorazione non si ferma, ma soltanto per i clienti che vi alloggiano. Niente stop per mense e bar di autogrill, ospedali, aeroporti.
LA SCUOLA
La scuola primaria e dell'infanzia prosegue. Passa invece un compromesso salva-Azzolina sulle superiori: per non ammettere che si chiude di nuovo dopo la dispendiosa farsa dei banchi rotanti, si vara una improbabile Dad al 75 per cento. Dietro alla formula criptica tipica delle pubbliche amministrazioni, c'è la realtà di una scuola che smobilita. Si andrà a scuola massimo uno-due giorni a settimana e il resto lezioni on line, sistema che è ancora ben lontano dall'essere rodato e universalmente garantito. Beffa finale: nel tardo pomeriggio una circolare del ministero dà tempo oggi alle scuole per adeguarsi. Un sistema da inventare in un giorno.
IL PARRUCCHIERE
Tema collaterale ma non troppo, come abbiamo constatato durante il lockdown della prima ondata. I servizi alla persona, dispone il Dpcm, potranno continuare purché la Regione verifichi il rispetto dei protocolli di sicurezza, una formulazione che suscita inquietudini, ma in sostanza non dovremmo restare spettinati. Penalizzati invece i servizi alla persona svolti in palestre e Spa, costrette alla chiusura.
LO SPORT
L'attività motoria è consentita, dunque non torna l'assurda caccia ai runner cui abbiamo assistito a marzo. Si fermano però le gare dilettantistiche. Vanno avanti competizioni di interesse nazionale e professionisti (vedi Serie A).
LA MESSA
Il governo si ferma sulla porte delle chiese: il culto prosegue. Ribaditi i limiti, come il divieto di girare per raccogliere offerte durante le funzioni.
LA GAFFE
La scelta di non
imporre limita agli spostamenti è accompagnata da una prece: se non essenziale, è «fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi». Dunque, le persone giuridiche possono andare in giro quanto vogliono.
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