Se Atene piange, come si suol dire, Sparta non ride: se il centrodestra si scontra ferocemente sul caso «terzo mandato» (per i sindaci, e soprattutto per i presidenti di Regione) anche il Pd è una pentola a pressione. Con i primi cittadini inviperiti contro lo stato maggiore schleiniano che «ci prende a schiaffi su tutto, dall'abuso di ufficio al terzo mandato», come dice uno di loro.
E oggi o' Governatore Vincenzo De Luca, che dopo il «no» di Elly Schlein alla terza ricandidatura in Campania la ha giurata alla segretaria dem, marcia su Roma alla testa degli amministratori di centrosinistra del Mezzogiorno. La protesta, sotto le insegne della sua Regione e dell'Anci presieduto dal barese Antonio De Caro, porterà nella Capitale svariate centinaia di sindaci (incluso quello di Benevento Clemente Mastella) e consiglieri meridionali, nonché decine di pullman di manifestanti organizzati da De Luca. Una prova di forza contro il governo, per chiedere lo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione e per dire no all'autonomia differenziata, che «mette a rischio l'unità e la coesione nazionale e renderà impossibile vivere al sud, dove saranno compromessi i diritti dei cittadini e minati i servizi essenziali», dice Piero De Luca (figlio di Enzo e parlamentare dem).
Ma la prova di forza è indirettamente rivolta anche all'inquilina del Nazareno. Il governatore campano non ha mai nascosto il giudizio beffardo, se non liquidatorio («Alice nel paese delle meraviglie» è il più benevolo) su di lei e sul suo Pd «a metà tra Lotta Continua e lo Zecchino d'oro». Su un tema cruciale come l'opposizione alla riforma Calderoli, di cui il Pd vorrebbe fare una bandiera in campagna elettorale, De Luca vuol imporre la propria leadership nazionale, come portavoce di un combattivo centrosinistra sudista. Che - tra regioni e città importanti ancora controllate dal Pd -è anche serbatoio elettorale importante: se Schlein si dovesse candidare anche nella circoscrizione Sud alle Europee, la gara con De Caro (su cui convergeranno anche i voti deluchiani) sarà un passaggio faticoso per lei.
Per questo, mentre Schlein duetta con Meloni in Parlamento e in tv (terzo mandato incluso), lui scatena contro la premier una tempesta di attacchi, criticati come «turpiloquio» dalla stessa Elly. E per questo la segretaria, nonostante la centralità che ha dato al tema, oggi diserterà piazza Santi Apostoli: fa sapere di essere impegnata in un convegno sull'agricoltura, e spedisce sotto il palco il responsabile Mezzogiorno Marco Sarracino. Il minimo sindacale, insomma. Ci sarà invece l'europarlamentare napoletana Pina Picierno, contro «una riforma pericolosa e inutile che non affronta in nessun modo i problemi dell'Italia, anzi li aumenta».
La tensione tra il Pd centrale e i suoi sindaci è alta, dopo che Francesco Boccia, capogruppo al Senato (dove è aperta la partita), si è detto «assolutamente contrario» a quella che da anni è la loro richiesta. Boccia è poi stato costretto dal loro pressing a smorzare e dirsi «aperto alla discussione». Il primo cittadino di Pesaro, Matteo Ricci, chiede che il Pd cerchi «una posizione unitaria» sul tema, prima del voto in commissione tra una settimana. Si attende una risposta di Schlein alla richiesta di convocare una riunione tra partito, parlamentari e amministratori, che potrebbe imprimere una svolta. Ieri a dar manforte ai sindaci è stato anche l'ex ministro Lorenzo Guerini: «Sono personalmente favorevole al terzo mandato. La maggioranza è molto divisa sul punto, ma se dovesse esserci lo spazio per aprire un confronto serio in Parlamento il Pd dovrebbe essere pronto a discuterne».
E un dirigente dem si chiede: «Ma perché dobbiamo sputare in testa ai nostri amministratori, invece di approfittare dello scontro nella maggioranza per stare nel gioco? Forse fa anche questo parte dell'intesa tra Elly e Giorgia Meloni?».
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