Ancora terrore a Parigi: poliziotta sgozzata al grido di "Allah Akbar"

Ucciso il killer, un tunisino incensurato. Tre arresti. Macron: "L'islamismo non vincerà"

Ancora terrore a Parigi: poliziotta sgozzata al grido di "Allah Akbar"

Dopo il professor Samuel Paty, una funzionaria di polizia. Sgozzata in pieno giorno alle porte di Parigi da un tunisino arrivato in Francia irregolarmente nel 2009. A pochi metri dalla stazione di polizia di Rambouillet, 42 km a sud-ovest della capitale, il killer, 36 anni, la stava aspettando: l'ha colta di sorpresa appena fuori dal commissariato. L'agente stava per cambiare il disco orario dell'auto. A un passo dal rientrare dalla pausa pranzo, invece, la 49enne si è vista assalita, colpita alle spalle e infine sgozzata: all'urlo di Allah Akbar («Allah è grande»). Poco dopo le 14,30, Stéphanie è morta. Nessun soccorso possibile. Lascia due bambini.

L'assalitore è stato ucciso con due colpi sparati dagli agenti. Troppo tardi. Sul posto, il procuratore nazionale antiterrorismo Jean-François Ricard dice che il suo intervento è motivato «dal modus operandi» del killer. Ma è il presidente della Repubblica a fugare ogni dubbio sulla matrice del nuovo attacco: «Terrorismo islamista, non cederemo nella lotta» tuona Emmanuel Macron via Twitter.

Testimoni hanno riferito le grida dell'uomo armato di coltello: almeno tre «Allah è grande» mentre colpiva la donna. L'uomo non era schedato dai Servizi. Incensurato. Sul cellulare, video inneggianti alla jihad. E dalle telecamere di sorveglianza ci si accorge che aveva fatto dei sopralluoghi. Era un addetto alle consegne a domicilio nella banlieue parigina, un rider. Ora, l'intelligence si focalizza anche sulle società di delivery. Sabato è stato espulso dalla Francia un fattorino algerino che si era rifiutato di prendere l'ordine da due ristoranti kosher.

Il tunisino-killer era invece ben mimetizzato nella banlieue. Aveva ottenuto la regolarizzazione meno di due anni fa. In tasca i documenti, aspettava solo di tagliare la gola a un poliziotto. Un «gesto barbaro» dice il premier Jean Castex: «La nostra determinazione a combattere il terrorismo sotto ogni forma è più che mai intatta». Ancora una volta, però, il dipartimento degli Yvelines ne è vittima. «Ricordiamo tutti l'attacco di Magnanville nel 2016 (due funzionari di polizia uccisi da un adepto dell'Isis) e l'assassinio di Samuel Paty», nel medesimo dipartimento. La presidente della regione Valérie Pecresse non ha dubbi: «Si voleva colpire un simbolo, destabilizzare il Paese da questa pacifica cittadina» che nel '75 ospitò il primo G6 e pure i colloqui tra la Serbia e indipendentisti del Kosovo. «Siamo qui per omaggiare la polizia» dice il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, che annuncia sicurezza rinforzata intorno al commissariato. La vittima non era neppure in uniforme. Lavorava allo sportello di accoglienza al pubblico. E Marine Le Pen attacca: «Stessi orrori si susseguono, stessi colpevoli, stessi motivi islamisti, ma Macron scopre il problema dell'insicurezza dei francesi a una anno dalle presidenziali». Nonostante i 10 mila rinforzi annunciati da Macron entro fine mandato, durissimo j'accuse anche del segretario locale del sindacato SGP-Police-FO, François Bersani: «Fino a qualche anno fa c'era personale armato a guardia delle stazioni, ma è stato messo in strada e non sono più protette».

Di ritorno dal Ciad, dove ha partecipato ai

funerali del presidente Idriss Déby (morto mentre combatteva gli islamisti) il capo dello Stato ha reagito, ma c'è scetticismo sui facili «annunci elettorali». Tre arresti in serata. probabile che il killer avesse dei complici.

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