Ancora tre cose su Napolitano

Mi restano impresse tre cose che non ho visto citate in giro

Ancora tre cose su Napolitano

Dell'ultimo messaggio di Napolitano, salvo miracoli e nuovo scioglimento delle urne come il sangue di san Gennaro, mi restano impresse tre cose che non ho visto citate in giro. La prima, e poi unica sorpresa in un discorso di dignitosa ovvietà, assolutamente canonico: Napolitano non ha pianto, non si è commosso per il suo congedo. Lo spirito istituzionale ha prevalso sullo spirito napoletano, la longevità del mandato ha prevalso sulla longevità dell'uomo. In passato si era commosso anche a sproposito, magari citando i Bot; stavolta, che tutti si aspettavano di piangere con lui, niente lacrime napulitane. La seconda: ha citato di sfuggita Renzi, a proposito di Bruxelles, non si è filato il governo in carica, lo ha considerato solo un grano tra gli altri del suo rosario istituzionale, un vagone del suo trenino personale, Monti, Letta, Renzi...

Del presepe ha citato i pastori e le pecore, gli angeli e le stelle, ma non il Bambinello. La terza. Napolitano, da Capo dello Status quo qual è, ha difeso la politica dall'antipolitica, e ha fatto bene. Ma lui difende la politica dall'antipolitica di piazza e di rete, dall'esasperazione popolare e dalla protesta.

Non la difende dalla vera, grande, forte antipolitica, quella degli Eurocrati senza mandato popolare, delle grandi agenzie di potere economico e finanziario che decidono le sorti dei Paesi. Ecco, il prossimo Presidente lo vorremmo invece così: in grado di difendere la sovranità politica, popolare e nazionale, non dall'Europa ma dalla servitù verso l'Euromacchina.

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