Appalti e soldi mancanti, un terremoto a San Pietro

Nominato un commissario straordinario: Giordana dovrà far luce sui conti della Fabbrica

Appalti e soldi mancanti, un terremoto a San Pietro

Fabio Marchese Ragona

La scure di Papa Francesco contro il malaffare e la scarsa trasparenza si abbatte sulla basilica di San Pietro, il tempio della cristianità, visitato ogni anno da milioni di pellegrini. Bergoglio ha nominato un commissario, monsignor Mario Giordana, arcivescovo e diplomatico piemontese, che dovrà «indagare» sulla Fabbrica di San Pietro, l'ente interno alla Santa Sede che amministra e gestisce la basilica vaticana.

Sotto la lente d'ingrandimento alcuni appalti per lavori di ristrutturazione del «Cupolone», assegnati ad una ditta senza una regolare gara e poi alcuni ammanchi dai conti della Fabbrica, presieduta, dal 2005, dall'arciprete e vicario del Papa per la Città del Vaticano, il cardinale Angelo Comastri, affiancato da un delegato, il vescovo Vittorio Lanzani, che già nei prossimi giorni potrebbe trovarsi a dover rispondere alle domande degli investigatori. La gendarmeria vaticana, guidata dal comandante Gianluca Gauzzi Broccoletti, ha sequestrato, su mandato del pm vaticano Gian Piero Milano e dell'aggiunto Alessandro Diddi, apparecchiatura elettronica e documentazione da alcuni uffici dell'ente, in particolare dall'ufficio amministrativo e dall'ufficio tecnico. L'obiettivo è verificare le anomalie segnalate, attraverso una denuncia, dall'ufficio del revisore generale dei conti del Vaticano. L'inchiesta, infatti, partita dopo una segnalazione al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, e dopo aver informato la Segreteria di Stato, è uno dei primi effetti del nuovo codice unico su appalti e contratti approvato da Papa Francesco che mira, appunto, a sradicare la malagestione. Oltre all'inchiesta penale, però, il Papa ha ordinato anche la nomina di un commissario straordinario, Mario Giordana appunto, che sarà affiancato da una commissione di esperti per fare piena luce su quanto accaduto negli ultimi anni in San Pietro. Dopo aver indagato con successo sui conti della Cappella Musicale Pontificia Sistina, indagine che ha portato all'allontanamento dei vertici dell'organismo, il diplomatico piemontese, 78 anni, dovrà adesso capire, dall'interno dell'ente, come è stata gestita la Fabbrica di San Pietro e se quanto denunciato dal revisore generale ad interim, Alessandro Cassinis Righini, trovi ulteriori conferme e abbia una spiegazione.

Giordana avrà l'incarico di aggiornare gli statuti della Fabbrica di San Pietro, dovrà fare chiarezza sull'amministrazione e riorganizzare gli uffici amministrativo e tecnico. Su incarico diretto di Papa Francesco, gestirà l'ente per un periodo indefinito, in nome della trasparenza e delle regole, mettendo alla porta eventuali magagne e nepotismi.

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