Armi a Kiev, Biden al bivio: verso l'ok a usarle in Russia

Dibattito aperto nell'amministrazione Usa, probabile un via libera mirato. Trump choc: "Da presidente avrei bombardato Mosca e anche la Cina"

Armi a Kiev, Biden al bivio: verso l'ok a usarle in Russia
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Washington è sempre più sotto pressione da parte della Nato e di diversi alleati europei per eliminare le restrizioni sull'uso delle armi fornite all'Ucraina per colpire obiettivi militari all'interno della Russia, e ora Joe Biden sta valutando di revocare tali limiti. Secondo il Washington Post, il presidente americano sta valutando due nuove contromisure per contrastare l'avanzata di Mosca: punire la Cina per aver fornito tecnologia chiave a Putin, e revocare il veto all'uso da parte di Kiev delle armi «a corto raggio» statunitensi per attaccare all'interno della Russia.

Il fatto che tali iniziative vengano prese in considerazione ora dimostra la crescente preoccupazione dell'amministrazione Usa sull'andamento del conflitto, e la vulnerabilità dell'Ucraina sul campo di battaglia. All'interno del gabinetto di Biden, tuttavia, ci sono divergenze e tensioni sull'argomento. «La nostra politica non cambia: non vogliamo attacchi all'interno del territorio russo da parte dell'Ucrain», ha ribadito martedì il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, mentre il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller ha sottolineato che «la nostra politica è quella di non incoraggiare né consentire attacchi al di fuori dei confini dell'Ucraina». Stando alle ricostruzioni dei media Usa, il segretario di stato Antony Blinken sarebbe favorevole ad una revoca mirata delle restrizioni per consentire di colpire almeno le basi vicino al confine da dove partono i missili russi, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan per ora sarebbe contrario, così come il comandante in capo. Ma se la situazione sul campo dovesse peggiorare potrebbe esserci una svolta, soprattutto in vista di due eventi a cui Biden non vorrebbe arrivare con una marcata avanzata russa, ossia il vertice Nato a luglio e le elezioni presidenziali di novembre. Intanto, la Casa Bianca ha confermato la partecipazione degli Stati Uniti al vertice di pace in Svizzera, il 15 e 16 giugno, ma senza informazioni specifiche sulla presenza del presidente.

E sempre il Washington Post ha riferito che durante un evento di raccolta fondi a New York, Donald Trump ha detto esplicitamente che se fosse stato presidente lui «avrebbe bombardato Mosca e Pechino se la Russia avesse invaso l'Ucraina o la Cina avesse invaso Taiwan». Parole che hanno suscitato sorpresa in alcuni dei grandi donatori presenti.

Sul fronte delle armi a Kiev, invece, la Svezia ha annunciato aiuti militari per 1,16 miliardi di euro, mentre la Finlandia ha dato il via libera all'Ucraina ad attaccare la Russia con le sue armi: il ministro degli Esteri Elina Valtonen ha precisato che il paese «non ha posto alcuna restrizione speciale sui suoi aiuti, ma presuppone che il materiale venga utilizzato in conformità con il diritto internazionale». Stessa posizione anche per il Canada: «La Russia non ha linee rosse - ha spiegato la titolare della diplomazia Melanie Jolie - quindi dobbiamo essere sicuri che, quando si tratta di proteggere l'Ucraina, siamo pronti ad aiutarla. Ottawa non ha vincoli per la fornitura di armi».

Come rivelano fonti diplomatiche, alla ministeriale Esteri informale di Praga in programma oggi, gli alleati Nato

discuteranno della situazione sul campo che desta «molta preoccupazione», e i Paesi più inclini a «fare di più e in modo differente» per Kiev proveranno a convincere i più cauti a «rimuovere le restrizioni» sull'uso delle armi.

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