Arriva il film su Francesco alla "fine del mondo"

Arriva il film su Francesco alla "fine del mondo": la sua vita in Argentina dai 25 anni all'elezione

Arriva il film su Francesco alla "fine del mondo"

Habemus papam. Bergoglio: «Fratelli e sorelle, buonasera!». La fine è nota mentre invece chi fosse e da dove venisse Papa Francesco «preso alla fine del mondo» non era così chiaro. Da qui, da quella sera dell'elezione al soglio pontificio, il 13 marzo 2013, prende subito corpo l'idea nella testa del produttore Pietro Valsecchi di fare un film su un Papa che già sembrava molto diverso da chi l'aveva preceduto. Un'impresa titanica e inedita - un film su un Pontefice in vita - che, come ha detto alla presentazione alla stampa di ieri Alessandro Salem, direttore generale Contenuti Mediaset, «ha avuto un'adesione immediata ed entusiasta di Pier Silvio Berlusconi e dei vertici aziendali con la decisione di finanziare integralmente la pellicola - budget 15 milioni di dollari - senza ricorrere a coproduzioni». Ecco dunque Chiamatemi Francesco diretto da Daniele Luchetti che uscirà nelle sale giovedì prossimo distribuito in ben 700 copie da Medusa.Valsecchi e Luchetti sono partiti quasi due anni fa per un lungo viaggio in Argentina per ascoltare le fonti dirette e cercare di capire chi è stato e come si è formato il futuro Papa che già dalla scelta del nome sembrava tendere a una visione francescana della Chiesa.

Così il film, che è già stato venduto in 40 paesi anche nella versione televisiva di 4 puntate di 50 minuti (previste su Canale 5 tra un anno e mezzo), ripercorre la storia di Jorge Mario Bergoglio dai 25 anni, quando inizia il richiamo pastorale della fede nella Compagnia di Gesù ed è interpretato dall'attore argentino Rodrigo de la Serna, fino all'elezione a Papa con il volto del cileno Sergio Hernández. Un film che diventa immediatamente anche il racconto della storia dell'Argentina e del suo periodo più buio, quella della dittatura militare tra il 1976 e il 1983 con i desaparecidos, le torture e gli aerei della morte. Luchetti sceglie il punto di vista del personaggio e racconta un Bergoglio molto umano, sempre pensieroso, talvolta incline al pianto (vengono uccisi alcuni sacerdoti a lui molto vicini), immerso nelle problematiche sociali del suo Paese, sempre dalla parte dei più poveri ma diviso tra la teologia classica e quella della liberazione e molto abile diplomaticamente a cercare di risolvere i conflitti.

Senza avere paura, diventato superiore provinciale dei Gesuiti, di andare a dire messa dal generale Videla per chiedergli di «dare speranza cristiana al suo popolo»: «La mia principale preoccupazione - spiega il regista - era di non fare un santino ossia di raccontare una storia dando una gomitata allo spettatore dicendogli sempre: «Lo vedi che sarebbe diventato papa?». Rispetto al rapporto del futuro Papa con la dittatura nel mio viaggio in Argentina sono stato avvicinato più volte da persone con il bavero tirato su che mi hanno detto che Bergoglio era colluso con la dittatura. Erano pure uomini di Chiesa che ho capito essere un'istituzione in cui c'è tutto e il suo contrario. Così ho preso solo le testimonianze dirette e il personaggio mi è cominciato a sembrare molto rotondo e chiaro».

Non sarà un santino Chiamatemi Francesco ma - rivela Valsecchi che farà vedere il film anche a Obama - è piaciuto al Camerlengo del Papa che l'ha trovato «veritiero» e così sarà proiettato martedì prossimo in Vaticano nella sala Nervi probabilmente non alla presenza di Bergoglio, non fosse altro perché appena ritornato dall'attuale viaggio in Africa.

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