Arriva la svolta di Renzi «Migranti a numero chiuso»

L'ex premier: «Basta buonismo, non c'è posto per tutti» E Gentiloni lo segue: «L'accoglienza non è illimitata»

Arriva la svolta di Renzi «Migranti a numero chiuso»

Stavolta non pare una semplice sparata estiva: la dichiarazione programmatica di Renzi sul «numero chiuso» per i migranti è nero su bianco ed è ragionata. «Dobbiamo avere uno sguardo d'insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi - scrive il leader del Pd nel suo ultimo libro, Avanti -. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi».

Nel testo, anticipato da Democratica, rivista on line del Pd, Renzi argomenta con tanto di citazione dotta, che «l'immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre. Sostenere la necessità di controllare le frontiere non è un atto razzista, ma un dovere politico: come nota Regis Debray in un suo testo di qualche anno fa, Elogio delle frontiere, una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino contro l'epidemia dei muri». «Ed è evidente - prosegue Renzi che occorre stabilire un tetto massimo di migranti, un numero chiuso». Quanti? Quanti se ne potranno «integrare in maniera diffusa, nel rispetto della sicurezza e della legalità». Una svolta.

Per anni i governi di sinistra hanno preferito sbandierare l'accoglienza come principio, che non è una politica, se non fa i conti con le risorse. Ma era una posizione populista che piaceva a una parte dell'elettorato di sinistra e faceva comodo. Renzi, anche alla luce dell'isolamento europeo in cui è finita l'Italia, ora pare deciso a cambiare rotta. E che la sua uscita non sia estemporanea lo dimostra anche la rapidità con cui il governo ieri lo ha seguito. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato meno dettagliato, ma ha detto una frase chiara: è evidente come in Italia «non ci sia una capacità di accoglienza illimitata». E altri esponenti di spicco del Pd gli hanno fatto eco, a partire dal tweet della governatrice del Friuli Debora Serracchiani: «Ius soli temperato è atto di civiltà, controllo delle frontiere è dovere politico». Perfino Enrico Letta, padre della missione Mare Nostrum, si adegua, dicendo sì a «una distinzione netta tra i richiedenti asilo per ragioni politiche, rifugiati che scappano e hanno diritto ad una tutela totale, e coloro che vengono per ragioni economiche rispetto ai quali è giusta una selettività, sono giuste delle quote».

Il centrodestra saluta con favore, e con qualche ironia, la svolta. Ma è dalla sinistra del Pd che arrivano nuove bordate contro Renzi, come ha evidenziato ieri la pioggia di ironie e polemiche per un suo post su Facebook: «Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro». L'assonanza con lo slogan tipico dell'altro Matteo, Salvini, ha provocato un mare di ironie in Rete. Il post è stato poi rimosso, ma Renzi ha infine confermato la sua linea con un altro intervento: «Non mi toccano le polemiche di persone che attaccano per motivo ideologico».

Resta l'interrogativo su quale sia il numero limite dell'accoglienza. Il piano concordato con l'Anci prevede un totale di 200.000 posti suddivisi in quote regionali, ma con questo tasso di arrivi si raggiungerà il tutto esaurito prima della fine dell'anno. Una doppia sfida per il governo: convincere l'Europa che l'Italia manterrà l'impegno dei salvataggi in mare, ma chiedendo di condividere il peso dell'accoglienza.

E all'interno, dove dovrà ripartire la trattativa con i Comuni per aumentare i posti disponibili. Per convincere i sindaci l'arma in più potrebbe essere proprio fissare un numero limite dichiarato a priori. Senza possibilità di ulteriori sforamenti.

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