"Arrivati meno migranti". Ma questo dossier smentisce Lamorgese

Il ministro Luciana Lamorgese: in Friuli abbiamo mandato l'Esercito, meno ingressi rispetto all'anno scorso. Ma la Regione la smentisce: "Non è vero"

"Arrivati meno migranti". Ma questo dossier smentisce Lamorgese

I dati sono dati. E per quanto a volte si possano stiracchiare un po’, è difficile ribaltarli. Ieri pomeriggio, di fronte al Comitato Schengen, il ministro Luciana Lamorgese è invece riuscita in questa difficile opera: vantare come successo quello che in realtà è un pessimo inizio di anno sul fronte immigrazione sulla rotta balcanica.

Dopo il boom di sbarchi nei giorni scorsi, e l’allarme del Viminale sul probabile “incremento” delle prossime settimane, il dossier stranieri è di nuovo al centro dell’agenda politica. Tema caldissimo. Rinfocolato dai fatti di Ceuta, con la Spagna rapida nello schierare l’esercito e nel respingere gli immigrati marocchini sobillati dalla vendetta di Rabat. La polemica politica, era inevitabile, si è riaccesa subito. E Salvini nei giorni ha usato il socialista Sanchez per punzecchiare la titolare degli Interni, invocando un improbabile impegno militare italiano in stile madrileno. Le pressioni del leghista, che con Lamorgese non ha mai avuto un rapporto idilliaco, hanno infastidito il ministro. Che al termine dell’audizione ha respinto al mittente le accuse: “Non è giusto dire che solo la Spagna ha messo i militari e noi no. Anche noi ne abbiamo mandati 200 in Friuli, abbiamo fatto i pattugliamenti congiunti, e ritengo che il numero di ingressi da quel lato sia diminuito anche per questo”. I dati sono presto detti: per Lamorgese nel 2020 “sono stati rintracciati 8.133 immigrati, mentre in questi primi cinque mesi del 2021 i fermati sono 2.145”. Un dato, rivendica il ministro, “sensibilmente inferiore se facciamo il confronto con l’anno precedente”.

È vero: negli ultimi anni, dopo il primo invio decretato da Salvini, ai confini friulani operano alcuni soldati col compito di rintracciare gli stranieri che tentano di varcare la frontiera. Tuttavia le statistiche sciorinate dall’ex prefetto non collimano con la realtà. “Non è vero che gli ingressi sono stati sensibilmente inferiori come dice il ministro”, spiega al Giornale.it Pierpaolo Roberti, assessore regionale alle politiche dell’immigrazione. I dati aggiornati al 20 maggio 2021 parlano chiaro: nei primi cinque mesi gli arrivi sono stati 2.419, e comprendono sia chi viene rintracciato delle forze dell’ordine sia chi si presenta in autonomia negli uffici della polizia. Una massa di persone superiore a quella del 2020, quando dalla rotta balcanica approdarono 1.837 stranieri. Certo: un anno fa si era verificato un notevole calo in marzo e aprile dovuto al lockdown e al fatto che la Serbia aveva barricato i campi profughi per non far scappare nessuno in tempi di pandemia. Ma il numero “sensibilmente inferiore” non si registra neppure se si fa un confronto con il 2019, visto che due anni fa gli approdi da gennaio a maggio furono 2.035.

Ma che dati ha letto, allora, Lamorgese? Perché all’assessore Roberti non tornano neppure quegli 8.133 immigrati bloccati nel 2020 citati dal ministro di fronte a deputati e senatori. “Mi pare eccessivo: a noi risultano circo 6.400 tra rintracci e arrivi. Forse, ma è una ricostruzione personale, il Viminale inserisce in questa statistica anche i migranti fermati in altre zone d’Italia che però affermano di essere passati dal confine sloveno”. Giusta o sbagliata che sia questa interpretazione, una cosa è certa: sulla frontiera friulana non c’è alcuna “sensibile” riduzione degli arrivi. Anzi. Sono aumentati di circa il 20% rispetto all’anno scorso. E il peggio, con l’estate alle porte, deve ancora arrivare.

Per questo la commissione immigrazione della Conferenza Stato-Regioni ha elaborato un documento per esprimere al governo tutta la preoccupazione degli enti locali per l’aumento dei clandestini. Il tema è stato discusso ieri all’incontro dei governatori. E benché tenga in considerazione anche le posizioni di amministrazioni dall’ispirazione “accogliente”, tipo l’Emilia Romagna di Elly Schlein, la nota lancia l'allarme sulle difficoltà dei territori nel gestire l’incremento di stranieri. Soprattutto in tempi di pandemia. Sulla graticola ci sono il Friuli (rotta balcanica), la Sicilia (rotta mediterranea) e la Sardegna (sbarchi dalla Tunisia). La richiesta al governo è quella di portare il tema a livello europeo, cercando una nuova strategia che coinvolga l’Ue nella sua interezza senza lasciare tutto il peso sulle regioni di confine.

Lamorgese punta su un nuovo protocollo d’intenti che superi il (fallimentare) accordo di Malta. Ma le prime notizie non sono buone: il nuovo patto di asilo in discussione a Bruxelles "non soddisfa l'Italia". Che così rischia di pagare un prezzo alto per il ritorno del bel tempo.

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