Lavoro, bufera nel Pd. Ma i renziani tirano dritto

Renziani contro la minoranza: "Non dettate la linea, avete perso le primarie". La Cgil: "Noi in piazza anche da soli"

Lavoro, bufera nel Pd. Ma i renziani tirano dritto

Da un lato c'è la minoranza democratica, dall'altro Susanna Camusso. Poi c'è Ncd e anche Beppe Grillo. Matteo Renzi è accerchiato. Il pomo della discordia, manco a dirlo, è l'articolo 18 e la riforma del Lavoro. In realtà, però, il premier e i suoi fedeli tirano dritto e non si fanno intimidire, anzi provano a mettere in riga i ribelli del Pd. "La riforma come la vuole Sacconi significa precarizzazione e riduzione dei salari, Renzi si renderà conto che su quella strada non si può andare e si troveranno dei correttivi. Noi sappiamo che la riforma va fatta e siamo disposti a parlare di articolo 18, a patto che si mantenga la possibilità del reintegro", tuona Alfredo D’Attorre, compoenente della minoranza dem, aggiungendo che "Renzi deve accelerare sull’introduzione del falso in bilancio, sulla corruzione e sulla evasione fiscale. Sono questi gli elementi che frenano gli investimenti più dell’articolo 18".

"Ricordo a D’Attorre che il segretario del Pd è stato scelto con le primarie sulla base di un programma chiaro. Qualcun altro ha perso le primarie e ora non solo pensa di dettare la linea ma lo fa prima ancora che si svolga una discussione nei luoghi preposti, come è la Direzione del partito", ribatte Luca Lotti, deputato Dem e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Miguel Gotor invece annuncia i tre punti sui quali i senatori della minoranza Pd presenteranno emendamenti al Jobs Act: garanzia della copertura finanziaria per il contratto a tutele crescenti, riduzione della pletora dei contratti precari e "stop" all’aumento dei voucher. Intanto si prospetta un rallentamento nell’iter di approvazione del Ddl delega sul lavoro in Senato. A quanto viene riferito, l’avvio in Aula della discussione del Ddl partirà questa settimana come previsto ma nel Pd sta maturando l’orientamento di non premere sull’acceleratore in modo da passare alle votazioni da martedì prossimo dopo la direzione del partito, convocata lunedì 29, passando quindi prima per un chiarimento interno sul Jobs act del Governo e in particolare sul nodo del contratto a tutele crescenti e dell’articolo 18 per le nuove assunzioni.

Nonostante l'isolamente, la Cgil non molla ed è pronta ad alzare le barricate. "La Cgil ha già detto e continuerà a ribadire che inizierà la mobilitazione. Sarebbe utile per tutti che fosse unitaria ma comunque non ci tireremo indietro", avverte il segretario Susanna Camusso.

Anche Beppe Grillo si inserisce nel dibattito sull'articolo 18 e tuona: "Il ricatto sull’articolo 18 è fatto dalla Bce. Noi siamo sotto scacco di questa gente qua. Che sia giusto o sbagliato non sta a me dirlo, ma io non accetto nessun tipo di ricatto da una banca centrale".

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