Napoli «Sparano» sulla Croce Rossa in città. Camici bianchi picchiati, ambulanze sfasciate. È un'emergenza che suggerisce al presidente dell'Ordine dei medici del capoluogo campano Silvestro Scotti un paragone da brividi. «Per i medici e per chi in generale lavora per la salute dei cittadini, Napoli è come Raqqa». Raqqa, l'ex capitale dell'Isis, il centro della violenza più assurda al mondo.
Nelle ultime ventiquattr'ore, due episodi allungano la lista di aggressioni e atti di vandalismo che si abbattono con ferocia sugli operatori sanitari. In un caso, per fortuna, almeno c'è stato un arresto. Lui si chiama Martino Morra, 47 anni, volto già noto alle forze dell'ordine per i reati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento di beni della Pubblica amministrazione. In piazza Municipio, in evidente stato di agitazione, ha picchiato il personale del servizio d'emergenza del 118. Calci e pugni a una dottoressa, a un'infermiera e all'autista del mezzo. L'arrivo dei poliziotti e di una seconda ambulanza di supporto ha scatenato una reazione ancora più rabbiosa nell'uomo che si è scagliato anche contro gli agenti, ferendone uno, e danneggiando la volante. Alla fine, è stato immobilizzato a fatica e trasferito nel più vicino ospedale. Poche ore più tardi, un passante in largo Antignano, nel quartiere Vomero ha lanciato un paletto di ferro contro il vetro laterale di un'ambulanza che stava trasportando, dall'ospedale Loreto Crispi, un paziente in codice rosso (con sirena e lampeggiante). La lastra è andata in frantumi e l'infermiera, che sedeva proprio accanto, ha riportato un trauma e delle escoriazioni. Giuseppe Galano direttore della centrale operativa territoriale del 118 parla dell'«ennesima vile aggressione» mentre Paolo Monorchio, presidente Cri Napoli, sottolinea che «diventa difficile soccorrere ed aiutare le persone in queste condizioni». «Chiederò ha aggiunto un incontro con il prefetto di Napoli per valutare quali azioni mettere in campo per garantire la sicurezza degli operatori». Attestazioni di solidarietà anche dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli: «Le abbiamo provate tutte, stiamo cercando di ampliare il dialogo con i cittadini, ma il moltiplicarsi quasi quotidiano di violenze contro il personale sanitario ci fa pensare che solo un intervento del Capo dello Stato possa ottenere risultati».
È nata addirittura una pagina Facebook («Nessuno tocchi Ippocrate») che registra e denuncia gli episodi di violenza a carico dei camici bianchi. Ad oggi, sono già una quarantina dall'inizio dell'anno. «La violenza a cui stiamo assistendo quasi tutti i giorni, non è contro i singoli medici o infermieri: è un'aggressione al sistema della Sanità. La politica deve tenerne conto. E finora non c'è stato nessuno che abbia detto adesso basta», ha sottolineato ancora Silvestro Scotti. «Se il personale sanitario viene aggredito, vuol dire che non c'è più la stima del cittadino. Su questo bisogna interrogarsi. E del resto, non è pensabile che fare il medico, sia come stare in una zona di guerra».
Non solo, secondo Scotti a inasprire i rapporti medico-cittadino sono stati anche i tanti provvedimenti che hanno ristretto le prestazioni mediche: dal
numero di esami diagnostici diminuito drasticamente nonostante le richieste dei pazienti, alla prescrizione di farmaci che non può più essere decisa autonomamente dal medico ma solo sulla base delle regole previste dal Ssn.
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