Versailles (Parigi). Quaranta minuti di colloquio all'Eliseo, per fare il punto prima del Consiglio Ue informale di Versailles. Un faccia a faccia nel quale Macron e Draghi concordano una comune strategia di approccio sul delicato tema di come finanziare le due priorità del momento: il rafforzamento della capacità di difesa europea e la riduzione dell'indipendenza energetica dell'Ue. Parigi e Roma, infatti, sono d'accordo sulla necessità di dar vita a un vero e proprio «Recovery di guerra», mentre la Germania e i Paesi nordici si muovono con grande prudenza sull'emissione di nuovo debito comune europeo.
Ma l'incontro serve anche per affrontare il delicato tema della sicurezza, per evitare che l'Italia sia esclusa dai consorzi Ue che riuniscono le aziende che progettano e costruiscono le risorse militari comuni. Investire per accelerare la costituzione di un esercito comune europeo, infatti, significa anche iniziare a ragionare sulle relative forniture militari.
Da un punto di vista strettamente diplomatico, invece, il vertice all'Eliseo può essere visto come l'uscita da un periodo in cui la diplomazia italiana si è mossa con un certo affanno, rimanendo fuori da alcuni degli appuntamenti chiave delle ultime settimane.
Dopo l'incontro con Macron, il premier italiano si presenta a Versailles e nel doorstep a favore di telecamere spiega che «Italia e Francia sono allineate» sia nelle sanzioni da imporre a Mosca che «nel sostegno per i nostri Paesi» che «queste sanzioni necessariamente comporteranno».
D'altra parte, spiega l'ex numero uno della Bce, la risposta al dramma della guerra e delle conseguenze economiche e sociali che comporta «non può che essere europea». Così come lo è stata la risposta alla pandemia prima e all'aggressione di Mosca nei confronti di Kiev dopo.
L'economia europea, spiega Draghi, va infatti incontro a «un rallentamento». «Non solo - spiega - nel campo energetico, ma anche in quello agro-alimentare e delle materie prime, quelle che riguardano la produzione di acciaio, di carta, di ceramica».
Scenari, insomma, che - senza eccessi di allarmismo - iniziano a preoccupare. Ma non è solo una situazione italiana, è - evidentemente - un problema europeo. Ecco perché - dice Draghi - «dobbiamo rispondere sostenendo le imprese» e «il potere di acquisto delle famiglie» con «la stessa convinzione» e «la stessa rapidità» con cui «abbiamo sostenuto la risposta alla Russia».
Perché se a Versailles Draghi esclude che «la nostra economia» sia «in recessione», in un audizione al Senato il ministro per la Transizione ecologica Cingolani non esita a dire che «senza import del gas russo» si rischia «una tragedia sociale».
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