Erano passate poche ore dall'attentato che ha danneggiato il ponte di Kerch e le poste ucraine già annunciavano un francobollo celebrativo: due figure che ricordano Leonardo DiCaprio e Kate Winslet nel film Titanic, sullo sfondo di un'esplosione. Già, perché questo è il Titanic di Putin. Era stato lui stesso a inaugurare, nel 2018, il ponte che collega la Crimea e la Russia. E siccome venerdì lo Zar ha compiuto 70 anni, Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina, non resiste e twitta un video dell'incendio con il video di Marilyn Monroe che canta «buon compleanno». L'attentato è stato provocato ieri all'alba da un camion esplosivo. La matrice, vista l'esultanza ucraina, sembra scontata ma in serata Kiev, forse per intorbidare le acque, ha preferito puntare il dito contro la «pista russa».
Quel che è certo è che si tratta di uno schiaffo per Mosca, il secondo più forte dall'inizio della guerra dopo l'affondamento dell'incrociatore Moskva, colpito dagli ucraini ad aprile. L'avveniristico ponte di 19 chilometri, a Est della Crimea, è il più lungo d'Europa, un capolavoro ingegneristico: l'unico collegamento tra la Federazione russa e la penisola che Mosca si è annessa con il referendum del 16 marzo 2014, non riconosciuto dalla comunità internazionale. Un'arteria fondamentale per rifornire la Crimea e le zone di guerra di carburante e di armi. Almeno tre campate del ponte sono crollate e l'infrastruttura, su cui transitano autoveicoli e treni, è stata inagibile per diverse ore. I tecnici russi si sono subito mobilitati per le riparazioni. «I lavori di ricostruzione - twittava già poche ore dopo l'attentato il premier della Crimea annessa alla Russia, Sergey Aksyonov - non comporteranno burocrazia. Inizieremo oggi, non appena il Comitato Investigativo e il Servizio di Sicurezza Federale completeranno il loro lavoro». Ancora qualche ora e lo stesso Aksyonov annunciava la riapertura del ponte al traffico leggero e in serata a quello ferroviario. Un servizio di traghetti è stato allestito in fretta e furia.
L'attentato al ponte di Kerch è un affronto personale a Putin, particolarmente legato alla struttura. Lo Zar ha subito ordinato la formazione di una commissione governativa «per stabilire le cause dell'incidente e affrontarne rapidamente le conseguenze». Sull'episodio inoltre il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale. Non sono ancora chiarissime le modalità dell'attentato. Un camion-bomba proveniente dalla penisola di Taman, in Russia, è saltato in aria alle 6,07 locali, incendiando sette serbatoi di carburante di un treno merci diretto in Crimea. Il bilancio è di tre morti e di gravissimi danni al ponte. Il mezzo pesante, che ufficialmente trasportava pallet e che era stato ispezionato al check point senza che gli agenti trovassero traccia dell'esplosivo, era intestato a Boris Yusubov, 33 anni, cittadino russo della regione di Krasnodar. Secondo i suoi familiari l'uomo aveva venduto il mezzo ma il nuovo proprietario non l'avrebbe reimmatricolato. Secondo il canale Telegram Shot, il proprietario del veicolo sarebbe invece il 25enne Samir Yusubov, vicino alla cui abitazione qualcuno aveva notato tempo fa un'autovettura con targa ucraina. Il padre sarebbe stato interrogato dagli agenti rifiutandosi di rispondere.
Mosca accusa senza tanti giri di parole gli ucraini. «La reazione del regime di Kiev alla distruzione di un'infrastruttura civile evidenzia la sua natura terroristica», dice la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. E inizialmente l'Ucraina sembra rivendicare l'attentato. L'agenzia Unian attribuisce l'operazione allo Sbu, i servizi segreti di Kiev. Il ministero della Difesa ucraino lancia addirittura la sfida: «L'incrociatore Moskva e il ponte di Kerch, due noti simboli del potere russo nella Crimea ucraina, sono stati abbattuti. Russi, quale sarà il prossimo nella lista?». Sulla stessa lunghezza d'onda Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky: «Crimea, il ponte, l'inizio.
Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve essere restituito all'Ucraina, tutto ciò che appartiene all'occupazione russa deve essere espulso». Poi però la narrativa cambia e lo stesso Podolyak parla di «una manifestazione del conflitto tra l'FSB da un lato e il ministero della Difesa/Stato maggiore della Federazione Russa dall'altro».
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