Attesa per Arbel: "Sarà liberata venerdì". Ma ora vacilla il cessate il fuoco in Libano

Lo stop al ritorno a Nord degli sfollati palestinesi dopo il rilascio mancato della rapita. Beirut: l'Idf fa altri 22 morti

Attesa per Arbel: "Sarà liberata venerdì". Ma ora vacilla il cessate il fuoco in Libano
00:00 00:00

Tregue fragili sia a Gaza che in Libano. Nella Striscia, «Arbel Yehud (ostaggio di 28 anni) non è stata ancora rilasciata e l'elenco dettagliato delle condizioni degli ostaggi per la fase 1 non è stato ancora presentato». È quello che Israele contesta ad Hamas, accusando il gruppo di ben due violazioni dell'intesa, anche se gli islamisti fanno sapere che la giovane rapita potrebbe tornare venerdì. In Libano, è invece rimpallo di accuse dopo che l'esercito israeliano non ha concluso il proprio ritiro, previsto per oggi, e ha invece aperto il fuoco contro alcuni sospetti, provocando almeno 22 morti e 124 feriti.

A Gaza, la marea umana di palestinesi diretti verso il nord della Striscia resta bloccata nel centro per ordine di Israele, in attesa di un accordo sul caso di Arbel Yehoud, l'ultima donna ostaggio ancora viva fra i civili rapiti a Gaza, sottratta dal kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre con il fidanzato, Ariel Cunio. A piedi, con i carretti trainati dagli animali, le auto cariche della speranza di tornare a casa, di materassi e qualche coperta, gli sfollati hanno dovuto accettare lo stop imposto dall'esercito israeliano. In base al divieto, non potranno attraversare il corridoio Netzarim, che taglia in due la Striscia da nord a sud, fino a che non ci sarà un'intesa sul rilascio di Arbel. Hamas avrebbe già dovuto consegnarla sulla base dell'accordo di cessate il fuoco, che prevede prima il ritorno delle donne civili. E invece 4 soldate sono state liberate sabato, ma gli estremisti non hanno mai restituito Arbel. La giovane è in mano alla Jihad islamica, che secondo indiscrezioni è pronta a rilasciarla venerdì insieme ad Hamas, prima del terzo round di liberazioni. Ma l'ufficio del premier israeliano Netanyahu non conferma per ora, parla di «colloqui ancora in corso». Dopodomani (mercoledì) arriverà in Israele l'inviato del presidente americano Donald Trump, che con il suo piano per sfollare il popolo palestinese dalla Striscia sta già creando grande scompiglio.

Per una tregua che vacilla a Gaza, ce n'è un'altra sempre più fragile in Libano, dove sono salite a 22 le vittime del fuoco israeliano nel sud del Paese dei cedri. L'esercito israeliano, che avrebbe dovuto ritirarsi ieri, a 60 giorni dalla firma della tregua, afferma di aver aperto il fuoco su alcuni sospetti che si sono avvicinati alle truppe e «rappresentavano una minaccia». Il ministero della Sanità libanese ha denunciato «l'aggressione del nemico israeliano contro i nostri cittadini che cercavano di tornare ai loro villaggi ancora sotto occupazione». Immagini da diverse località hanno mostrato manifestanti con le bandiere di Hezbollah. Il gruppo, secondo Israele, «non si preoccupa degli interessi del Libano» e «incita alla rivolta» nel sud. Secondo l'Idf, «l'esercito libanese non ha sufficientemente ripulito le zone controllate» dagli estremisti.

A insistere invece per il ritiro di Israele dal Libano è il presidente francese Emmanuel Macron, che dopo aver chiesto a entrambe le parti di onorare gli accordi di tregua, ieri ha parlato con Netanyahu e insistito sull'importanza che «nulla comprometta gli sforzi delle nuove autorità libanesi per ristabilire l'autorità dello Stato sull'insieme del territorio nazionale».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica