Attivisti Lgbt, ex 5S, cattolici: i 7 candidati alle primarie Pd di Roma

Affollata la corsa alle primarie del centrosinistra: ecco cosa c'è da sapere sui 7 candidati rossi che si contendono la guida della Capitale

Attivisti Lgbt, ex 5S, cattolici: i 7 candidati alle primarie Pd di Roma

Il centrosinistra è pronto ad aprire i giochi per le primarie che decideranno il candidato in vista delle elezioni Amministrative a Roma che si terranno tra settembre e ottobre. La formazione rossa teme di replicare il flop affluenza che si è già verificato a Torino, dove i votanti sono risultati essere solamente poco più di 11mila (ridotto a un quinto rispetto ai 53mila delle consultazioni che 10 anni fa indicarono Piero Fassino). Le agitazioni riguardano anche il fatto che un'eventuale sconfitta potrebbe mettere in forte discussione la leadership di Enrico Letta. A correre per la candidatura da primo cittadino sono Roberto Gualtieri, Imma Battaglia, Cristina Grancio, Paolo Ciani, Giovanni Caudo, Stefano Fassina e Tobia Zevi. Andiamo alla scoperta dei 7 candidati che cercheranno di prendere le redini della Capitale.


L'europeista Gualtieri


Il favoritissimo sembra essere proprio Roberto Gualtieri, ex ministro dell'Economia del fu governo Conte bis. È professore associato in Storia Contemporanea all'Università degli studi di Roma La Sapienza. Tifoso romanista, affascinato da sempre dal mondo della politica e ultras europeista. Nel 2009 riesce a raggiungere l'Europa come membro del Parlamento europeo con il Partito democratico. Viene eletto nuovamente in occasione delle elezioni Europee del 2019 e diventa vicepresidente del Gruppo Socialisti e Democratici, ma poi si dimette da europarlamentare per accettare l'incarico da titolare del dicastero dell'Economia.
Coltiva una passione speciale per la musica: ama suonare la chitarra (anche le canzoni dei cartoni animati per suo figlio, come Hai un amico in me di Toy Story), soprattutto La ragazza di Ipanema e La felicità. Più volte si è esibito suonando Bella ciao. È forte la passione per la musica brasiliana, in particolare della Bossa nova, nata grazie al tifo giallorosso: "Nella Roma degli anni ’80 c'era Falcao e c'erano grandi concerti di musica brasiliana". Nel tempo libero si rilassa guardando serie tv come Narcos e Mad Man.


L'attivista Battaglia


Candidata di "Liberare Roma", laureata in matematica in indirizzo computing alla Federico II con 108 su 110. Un aspetto su cui forse non sempre è stata fatta attenzione tanto che, come riferito dalla stessa Imma Battaglia in un'intervista a Roma Today, l'ex sindaco Ignazio Marino le chiese: "Ma che è vero?". Inizia a lavorare subito, dopo due mesi aver ottenuto la laurea. Si occupa di sistemi informativi dal 1983 e ritiene dunque di avere la giusta professionalità sul tema. Da consigliera comunale a Roma inaugura la commissione Smart City.
Già presidente del circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, promotrice del Roma World Pride del 2000 e del Gay Village nel 2009, la Battaglia si è sempre contraddistinta sul campo dei diritti degli omosessuali. Dopo anni in cui era tornata a occuparsi esclusivamente della vita privata, decide di catapultarsi di nuovo nel palcoscenico della politica. Sogna di far diventare Roma la capitale dei diritti: nella sua ricetta rientra anche la nascita di librerie, centri di ascolto, bar e attività di intrattenimento e ritrovo per la comunità Lgbt.

L'ex grillina Grancio


Il suo motto prevede tre parole d'ordine per rendere Roma "socialista, ecologista e femminista". Cristina Grancio è candidata del Partito socialista italiano. Architetta e funzionaria dell'Ater, ha lavorato come libera professionista per diverse collaborazioni in ambito di progetti e ristrutturazioni, oltre che in ambito legale come consulente per stima di immobili e accatastamenti. Può vantare un passato da nuotatrice a livello agonistico, ha anche insegnato nuoto ai bambini e per 10 ha gareggiato ha gareggiato con il Circolo Canottieri Aniene di Roma.
La sua esperienza all'interno del Movimento 5 Stelle non è finita proprio nel migliore dei modi: è stata prima sospesa e infine espulsa. La motivazione? Il "no" allo stadio della Roma a Tor di Valle "per difendere la posizione presa in campagna elettorale", ma anche il parere negativo per la proroga della convenzione di Piazza dei Navigatori "per rispettare il programma". Ora ha ritrovato la sua dimensione nel Psi per rappresentare la sinistra romana alle primarie del centrosinistra.

Paolo Ciani, un cattolico al Campidoglio

Paolo Ciani è il candidato dell’area cattolica. Romano, 51 anni, laureato in storia dell’Arte, è cresciuto nella comunità di Sant’Egidio alla quale è iscritto da quando aveva 14 anni. In passato è stato Segretario della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali e delle Confraternite per la Diocesi di Roma. Attualmente è consigliere regionale del Lazio, eletto nelle liste di Democrazia Solidale - Demos, e vicepresidente della Commissione Sanità. Indicato come "candidato cattolico" vuole smarcarsi da questa etichetta. “Su tante cose mi sento più “di sinistra” di altri”, ha detto Ciani nel corso di un’intervista. Gli aspetti sui quali si sente di sinsitra sono: anziani, disabilità e giovani. “Su questo e su altri dossier abbiamo sofferto delle posizioni solo “tatticamente” di sinistra che i partiti hanno spesso portato avanti”, ha detto Ciani. Le priorità per la Roma che immagina Ciani sono casa e lavoro perché “Roma è una città che soffre la povertà in tanti angoli, in cui è diminuita la coesione sociale e sono aumentate le disuguaglianze e le situazioni di solitudine profonda”.

Giovanni Caudo, l'assessore di Ignazio Marino

Giovanni Caudo si autodefinisce outsider. Presidente del terzo Municipio della Capitale, si presenta senza tessera di partito . Siciliano di Fiumefreddo di Sicilia (CT) è professore ordinario in progettazione urbanistica presso l’Università degli Studi di Roma Tre. È stato assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale dal 2013 al 2015, nella giunta guidata da Ignazio Marino, di cui è molto amico. “C’è una parte cospicua di dirigenti e elettori del Pd che rinfaccia che non ci sia mai stata un’analisi di quello che è successo con la cacciata di Marino e della ferita inferta - ha detto Caudo nel corso di un’intervista a Dire -. Io credo sia un problema interno al Pd, che deve spiegare ai suoi elettori il perché di quella scelta. Che non è essere contro il Pd”. Da assessore si è occupato del progetto, mai partito, dello stadio della Roma. Oggi, da candidato sindaco critica aspramente l’operato della sindaca Raggi. “Una delle cose più gravi di quanto successo in questi anni di amministrazione Raggi è il male che ha fatto la sindaca alla città nel trattare in modo così incerto il progetto dello stadio - dice Caudo -, dando un segnale devastante agli investitori anche internazionali”. Per lui il futuro di Roma è green: “Roma può arrivare al 65% di differenziata, come Milano”.

Il sovranista di sinistra Stefano Fassina

Stefano Fassina è il candidato della sinistra sovranista. Da ragazzo sposa la causa comunista, a 19 anni, nel 1985, si iscrive al PCI e dal 1990 al 1992 riveste il ruolo di segretario nazionale degli studenti universitari di Sinistra giovanile. È un ex giocatore di baseball e studente alla Bocconi. Da economista nel 1996 è consigliere economico del Ministro dell’Economia Visco nel Governo Prodi I e quattro anni va al Fondo monetario internazionale, dove rimane fino al 2005. Nel 2008 tenta una prima elezione alle politiche con il Pd ma senza successo. Ci riesce cinque anni più tardi e ottiene la nomina a viceministro dell'economia nel governo Letta. L'anno dopo finisce nel tritacarne di Renzi, lascia il suo incarico e per tutta risposta l’ex premier lo umilia con la nota battuta “Fassina chi?”. Prova a fare il capofila della minoranza Pd ma dopo le riforme del Jobs Act e della Buona scuola lascia il partito e aderisce al gruppo parlamentare Si-SeL. Nel 2016 si candida a sindaco della Capitale sostenuto da Sinistra Italiana anche da Rifondazione Comunistas, L'Altra Europa con Tsipras, Partito Comunista d'Italia. Un disguido formale rischia di tenerlo fuori dalla corsa elettorale ma viene riammesso ed eletto consigliere. Nel 2018 torna in Parlamento con Liberi e Uguali e fonda l’associazione “Patria e Costituzione”, un soggetto politico euroscettico, sovranista ma di sinistra. Il suo progetto per la Capitale poggia su tre pilastri: lavoro, uguaglianza e l’ambiente. Posto d’onore nel programma di Fassina per le periferie che “non vanno viste come un territorio da colonizzare” ma “vanno riconosciute le straordinarie energie sociali e culturali cresciute nei territori, spesso fuori della politica”.

Tobia Zevi, in Campidoglio con una bartender

Tobia Zevi, 38 anni, è il più giovane dei sette candidati del centro sinistra al Comune di Roma. È un outsider, senza tessera di partito. Ha un passato da renziano convinto, sostenne l’attuale leader di Italia Viva alle primarie del PD del 2017. Nel suo video di presentazione dice di avere un piano preciso per far ripartire l’economia romana puntando su “cultura, innovazione e green” e che “diritti, sostenibilità e creatività non servono solo a migliorar le vite delle persone ma anche a migliorare l’economia delle città”. Tobia Zevi si pone un obiettivo ambizioso: aumentare il Pil della capitale del 20% in cinque anni. Dal 2013 è componente dell’Assemblea Nazionale del Partito democratico e Jewish Diplomat del Word Jewish Congress. Lavora per il Ministero degli esteri in qualità di Consigliere del ministero per i diritti umani e la cooperazione internazionale. Esprto di politica internazionale, è responsabile del Programma sulle Global Cities presso l’Istituto di Studi di Politica Internazionale (ISPI). Nella sua ipotetica squadra di governo della Capitale trovato spazio Valeria Bassetti, una imprenditrice con un passato da bartender che dovrebbe essere la “sindaca della notte”, Annalisa Canfora, attrice teatrale, che dovrebbe aiutare Tobia Zevi a resuscitare la Roma cinematografica di veltroniana memoria, e infine Mario Colamarino, un giurista 31enne che è stato presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli.

Tra gli obiettivi per la capitale del futuro? “Lanciare per Roma un altro World Pride come quello che ci fu nel 2000, che può essere fra l’altro una straordinaria vetrina sulla città per attrarre turismo, cultura ed economia”, dice Zevi in un'intervista.

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