"Due città decisive: cosa può succedere a Letta&Co..."

Per i giallorossi saranno decisive le amministrative a Roma e Torino, le due città a guida M5S dove Letta e Conte non hanno trovato l'intesa per un'alleanza comune

"Due città decisive: cosa può succedere a Letta&Co..."

Le amministrative d'autunno si avvicinano e i due schieramenti già scaldano i motori. Se il Pd è alle prese con le primarie e con la costruzione alquanto faticosa alleanza con il M5S, il centrodestra ha finalmente trovato un'intesa sul candidato da presentare nella Capitale.

Le sfide principali sono a Milano, Bologna, Napoli, Roma e Torino. I primi due capoluoghi sono amministrati dal Pd, mentre quello partenopeo esce dalla disastrosa gestione di Luigi De Magistris. A Roma e Torino, invece, cinque anni fa, vinsero a sorpresa le grilline Chiara Appendino (che stavolta non si ricandida) e Virginia Raggi che, nonostante abbia alle spalle già trascorso dieci anni a Palazzo Senatorio, corre per la riconferma.“Non vedo nessuno schieramento che parte avvantaggiato. Anzi, le amministrative sono solo un indicatore dell'avanzamento della crisi dei partiti che sembrano tutti in stato confusionale”, spiega a ilGiornale.it la politologa Sofia Ventura che pone l'accento sull'incapacità dei partiti di produrre una classe dirigente al proprio interno. “A Roma il centrodestra ha trovato questo finto civico Michetti, tirato fuori dal cilindro della Meloni, mentre il Pd, a Napoli, punta sull'ex ministro Manfredi”, sottolinea la politologa bolognese. Per Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di ricerca Tecnè, invece “la questione vera è un altra e riguarda il centrosinistra: da molti anni si presenta alle elezioni diviso (il caso di Roma è eclatante), mentre il centrodestra si presenta quasi sempre unito”. Ma non solo. “Questa volta c’è una novità in più. Il centrodestra si è orientato in prevalenza su candidature non di bandiera e con forti radici nella società civile e questo ne aumenta la competitività perché ne amplia il raggio del consenso”, sottolinea Buttaroni.

Di diversa opinione è il suo collega Lorenzo Pregliasco, fondatore di Youtrend che vede favoriti i giallorossi: “Il traino nazionale non aiuta il centrosinistra che, nonostante tutto, gioca su un terreno estremamente favorevole dato che le grandi città votano molto più a sinistra nelle grandi città. I nostri dati - spiega a ilGiornale.it - dicono che a Roma, Torino, Milano, Bologna e Napoli, il Pd ha preso 10 punti in più rispetto alla media nazionale, mentre la Lega ha preso 10 punti in meno rispetto al dato nazionale”. Ma, poi, aggiunge: “Il problema del centrosinistra è che i trend di consensi del M5S sul piano nazionale sono molto diversi dalle elezioni precedenti. Il voto sarà dettato perlopiù da dinamiche locali ed è lecito aspettarsi un risultato molto deludente, visto sopratutto da dove partiva e cioè dalla vittoria di Roma e Torino”, che poi sono le due città dove il risultato è più incerto.

Il voto alle prossime amministrative, sebbene secondo gli esperti abbia perlopiù una valenza locale, rappresenta comunque il primo test sia per Enrico Letta sia per Giuseppe Conte alla guida dei rispettivi partiti. “Certamente PD e M5S soffriranno dal punto di vista elettorale perché le rispettive 'macchine' appaiono in crisi, anche d’identità e il lavoro di ricostruzione a cui entrambi sono impegnati è lungo e necessita di 'pezzi di ricambio' di cui al momento i due leader non sembrano disporre”, ci spiega il sondaggista Buttaroni che aggiunge: “Anzi, è proprio il 'ricambio' che mette in difficoltà maggiormente Letta e Conte, perché cambiare gli assetti e la direzione politica, come hanno annunciato, potrebbe aprire nuove fratture anziché risolverle”. Secondo il sociologo Massimiliano Panarari “fino a che il Pd non trova la forza interna di ridefinire una propria strategia, l'alleanza con i Cinquestelle continua ad essere il surrogato di questa strategia di ripensamento e di riposizionamento”. È evidente, infatti, che “un'eventuale sconfitta a Roma potrebbe incrinare l'asse con i Cinquestelle perché lì non si è riusciti a fare l'accordo”, spiega Panarari. La scelta di allearsi con i Cinquestelle, ereditata dalla segreteria Zingaretti, “è una specie di coperchio che, sulla base della sommatoria numerica, ha consentito al Pd – prosegue il sociologo- di evitare di ridefinire la sua strategia e di rimettere in campo una vocazione maggioritaria”. E, se da un lato nel centrosinistra è ricomparsa l'idea di una federazione capace di attrarre i moderati e i riformisti che stanno al di fuori del Pd, dall'altro “Conte cerca di mantenersi le maniche larghe e si riposiziona in un orientamento post-ideologico per non inficiare la possibilità, per il M5s, di pescare da altre parti”.

Maurizio Pessato, vicepresidente Swg, invece, è convinto che “a meno che Conte e Letta non facciano cose folli, la realtà locale conta ancora di più di quella nazionale, proprio come si è visto alle Regionali dello scorso anno. L'unica certezza è che, a parte Roma e Torino, il M5S ha un peso inferiore di quello che ha a livello nazionale”. Secondo il sondaggista, a far partire come favoriti i sindaci uscenti “a meno che non abbiano combinato dei disastri” perché “gli elettori, dopo tutta la vicenda del Covid, tendono a prediligere la stabilità”.

È, dunque, difficile stabilire chi vincerà la prossima tornata elettorale proprio perché “ora, a livello nazionale, è avvantaggiato il centrodestra che è molto più coeso del centrosinistra, ma poi - chiosa Pessato - questo vantaggio va calato nelle singole realtà”.

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