Londra In piedi occupando il posto riservato al primo ministro quando è presente in aula, impegnato a illustrare la posizione del governo sugli affari del suo dicastero, il ministro al Commercio Alok Sharma parla ai Comuni in un'aula semivuota. Non è un esempio di brillante oratoria, Sharma si passa la mano su fronte e capelli, col fazzoletto si strofina naso e bocca mentre continua a parlare, la voce che si ovatta per qualche secondo, si toglie gli occhiali e si pulisce occhi e fronte come se stesse sudando. Gesti ripetuti, la sensazione che sia in affanno, la sera l'annuncio: sintomi da Covid-19, il ministro viene sottoposto a tampone per verificare se sia infetto.
Quanto è successo nella serata di mercoledì non è una novità dalle parti di Downing Street, dall'inizio della pandemia molte persone sono risultate positive al virus su tutte il primo ministro Johnson e il ministro della sanità Hancock. Altri, come Cummings, hanno avuto sintomi ma non sono stati testati. Questa volta, però, la vicenda di Sharma arriva dopo che martedì i Comuni hanno deciso la fine del sistema ibrido messo in piedi per rispondere alla pandemia: al massimo 50 deputati in aula, gli altri collegati via Zoom, il primo voto online il 13 maggio. È stato il governo a spingere per un ritorno dei parlamentari non curandosi delle proteste dell'opposizione e di parte della maggioranza: votare di persona è il cuore di quello che fa il Parlamento, ha detto Jacob Rees-Mogg, leader della Camera dei Comuni e uno degli artefici del ritorno alla tradizione della division: esprimere il proprio favore o la propria contrarietà a un provvedimento camminando attraverso due distinte stanze contigue all'aula parlamentare. Un rito che dura circa 15 minuti anche nelle votazioni più affollate, quando sono presenti tutti i deputati. Di contro il voto di martedì ha richiesto poco più di un'ora e 20, una lunga fila di parlamentari distanziati due metri l'uno dall'altro, secondo le disposizioni del piano di Rees-Mogg, un serpentone che usciva dall'aula e si dipanava nei corridoi e negli stanzoni d'ingresso per finire all'esterno del palazzo. Una fila lunga un chilometro che, per quanto grande sia l'amore inglese per le code, ha provocato un furore bipartisan. Non sufficiente tuttavia a far vincere la fronda, con l'abolizione del voto online passata per quasi 100 voti.
Nei piani del governo la necessità di tornare ad avere tutti presenti risponde a tre necessità. Garantire a Johnson il supporto fisico, il calore, il clamore, la spinta della propria maggioranza. Un tifo assente negli ultimi dibatti duranti i quali il primo ministro ha dimostrato di soffrire la puntigliosità forense del nuovo leader dell'opposizione, Keir Starmer. Vi è poi la necessità di ricreare una disciplina di partito che secondo i coordinatori conservatori stava soffrendo durante le settimane di lavoro da casa. Infine da un punto di vista di immagine, in un momento in cui si sta spingendo il Paese a tornare al lavoro, il governo ritiene importante che i parlamentari siano da esempio. Nella serata di ieri Sharma ha comunicato di essere negativo al test: nessuno nel governo e in Parlamento dovrà mettersi in isolamento per 2 settimane.
Una buona notizia che non ha placato le polemiche tra i parlamentari: impraticabile il serpentone, impossibile garantire un distanziamento sociale durante tutta la giornata, un rischio enorme per i più anziani. Alcune correzioni sono in vista, come il voto per delega, e Rees-Mogg è stato invitato a dimettersi. Non succederà.
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