Autopsia choc: Varani massacrato con 100 coltellate

Autopsia choc: Varani massacrato con 100 coltellate

Niente sesso, solo dolore. Luca Varani è stato massacrato per divertimento e il macabro gioco è durato due ore. Lo hanno stabilito i risultati dell'autopsia consegnati al pm Francesco Scavo, che confermano ancora una volta la ferocia dei due aguzzini di Roma. Manuel Foffo e Marco Prato hanno pianificato l'omicidio del ventisettenne e nell'appartamento di via Igino Raimondi, al Collatino, il 4 marzo scorso hanno agito facendo in modo che la vittima spirasse lentamente, così lentamente da godersi il più a lungo possibile quello spettacolo. Lo hanno colpito almeno cento volte a coltellate e martellate fino a quando non è morto dissanguato per le ferite subite. I periti hanno accertato che Varani è stato prima stordito con un mix di droga e alcool, così da renderlo inoffensivo. Poi i carnefici, senza abusare sessualmente di lui, ne hanno fatto scempio. Un caso che ricorda da vicino quello del «Canaro», il tosacani che nel febbraio 1988 si accanì su un ex pugile della Magliana per vendicarsi delle angherie subite, facendolo a pezzi e uccidendolo dopo un'agonia infinita. Varani, però, a Foffo e Prato non aveva mai fatto nulla ed è stato scelto in dopo un «casting dell'orrore» perché più ingenuo e arrendevole degli altri incontrati nelle ore precedenti. Dall'esame autoptico emerge tutto il supplizio della vittima, iniziato con venti martellate al capo e sulla bocca, allo scopo di provocargli dolore. Poi un crescendo di crudeltà. Sono almeno trenta, infatti, le ferite da coltello individuate sul corpo di Luca e inferte con due diversi coltelli da cucina, di quelli utilizzati per affettare il pane. Il perito nominato dal gip della procura di Roma ha stabilito che la morte è avvenuta per dissanguamento. Ma prima Prato e Foffo gli hanno aperto la gola con una delle due lame, facendo attenzione e non recidere le corde vocali e la vena giugulare, per non finirlo, in modo che il loro piacere nel vederlo soffrire durasse più a lungo. Solo quando il ventisettenne è morto, hanno smesso di infierire. Sulle armi utilizzate per seviziare e uccidere la vittima i periti hanno trovato tracce biologiche riconducibili ai due assassini, che hanno dato analogo contributo nell'uccisione. Gli esami tossicologici dei due indagati, ai quali il pm Scavo ha contestato il concorso in omicidio volontario premeditato, invece, verranno discussi davanti al gip il 27 settembre nel nuovo capitolo dell'incidente probatorio. Ma si sa che entrambi erano pieni di droga e alcol ed erano consumatori abituali di cocaina.

Ad oggi mancano ancora i risultati finali degli accertamenti sui telefoni dei tre, ma oggi pm, carabinieri del Ris e i legali dei due accusati effettueranno un nuovo sopralluogo nell'appartamento teatro del massacro e acquisito il computer di Foffo, proprietario dell'appartamento. Infine gli inquirenti passeranno al setaccio la stanza d'albergo in cui Prato si era rifugiato dopo l'omicidio e dove ha tentato il suicidio, con un mix di alcol e barbiturici.

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