È molto soddisfatto, il professor Alberto Bagnai, al momento di tirare le fila della due giorni di "Euro, mercati e democrazia" organizzata a Pescara l'8 e 9 novembre scorsi. Soddisfazione che deriva da un numero di partecipanti in continua crescita e da un parterre di politici che ogni anno conquista nuovi ospiti di rilievo nazionale.
"Due anni fa eravamo quattro colleghi che la pensavano nello stesso modo, in un'aula universitaria da cento persone - spiega Bagnai - Quest’anno eravamo una dozzina di professori con idee diverse e una platea di cinquecento persone e politici di rilievo nazionale, come Meloni, Salvini, Cuperlo e Fassina. C'era anche un esponente dei Cinque Stelle, Andrea Colletti".
Le nuove presenze, però, hanno causato più di una polemica politica, soprattutto all'interno della sinistra
"Vero. Ho assistito, anche sui social network, a polemiche stucchevoli all'interno del Pd. Mi sembra però strano che chi fa parte di un partito che si dice “democratico” sia convinto che bisogna pensarla tutti allo stesso modo. Nella tanto vituperata Prima Repubblica le correnti erano sintomo di democrazia. Questi (ad esempio i critici di Fassina, ndr) credono che o la pensi come Renzi o devi andartene: è paradossale, e lo dico da sinistra. Il risultato più importante del convegno è stata la possibilità di parlare con tutti, dai marxisti ai liberisti: la risposta migliore l'ha data il pubblico, che ha ascoltato tutti. E voglio aggiungere anche di aver molto apprezzato la disponibilità al dialogo di economisti meno critici verso l'Europa...è stato un fatto di grande maturazione civile."
Lei spiega che la crisi attuale è frutto delle scelte sbagliate degli ultimi trent'anni. Ma di questi anni erano protagonisti anche alcuni ospiti del suo convegno...
"Certo, soprattutto Fausto Bertinotti. L'importante, però, è stabilire se gli italiani vogliono davvero riappropriarsi della loro sovranità e rifiutare la "logica dell'emergenza" che ci viene imposta dall'esterno. I giornali dicono che le cose vanno bene, ma i numeri ci dicono il contrario. E poi, fate attenzione a come si comportano i politici: Grillo non ha, fino a pochi giorni fa, mai posto la questione dell’euro, nonostante sia stato abbastanza furbo da far finta di porla. Ora cambia idea di fronte allo sbriciolamento del suo partito. Ha fatto "una pesca a strascico", dando un messaggio antistatalista, parlando alla pancia di un elettorato conservatore, e ogni tanto facendo finta di essere contro la grande finanza. Ora è in affanno e rincomincerà a fare sparate contro l’Europa. Ma ormai non gli crede più nessuno."
Renzi invece?
"Renzi sembrerebbe convinto di aver messo a posto la Merkel…. In realtà anche alla conferenza e dalle confidenze di alcuni politici si capisce che la situazione non è questa. Probabilmente non è del tutto consapevole dei rischi che l’Italia corre, e la penalizzazione agli stress test dimostra come in Europa non sia ascoltato. Prima o poi intuirà le difficoltà economiche, non tanto rispetto all’euro, quanto al raggiungimento degli obiettivi, come il rapporto deficit/Pil al 3%. Secondo me quest’anno il Pil diminuirà ancora più di quanto previsto dal Fmi a ottobre, cioè del -0,3% per il 2014. Secondo me faremo almeno -0,5%. Il premier non raggiungerà gli obiettivi fiscali, sia perché con meno reddito entreranno meno imposte allo Stato, sia perché il rapporto debito/Pil esploderà, anche perché i prezzi stanno scendendo."
A questo punto come si comporterà?
"Potrebbe essere tentato di rovesciare il tavolo. Le provocazioni al sindacato, alla sinistra del partito….servono a creare un casus belli per andare ad elezioni come quello che voleva cambiare le cose ma gli altri cattivi glielo hanno impedito. Se non è del tutto irresponsabile sta pensando a come gestire uno scenario che non dipende solo da quello che pensiamo io, lei, o Fassina. Basta arrivare al 2017: se Marine Le Pen riesce a vincere le elezioni il giorno dopo dobbiamo gestire una transizione delicatissima."
A proposito di scenari internazionali: quali i principali fattori di destabilizzazione per l'Europa?
"Sul teatro mediorientale non siamo direttamente coinvolti, a differenza di quanto accade in Ucraina. Lì la vicenda ha contorni preoccupanti. Se è vero, come molte testimonianze indicano, che la Ue non dico abbia appoggiato direttamente ma quantomeno guardato con una certa leggerezza le forze nazionaliste ucraine, al confine con il neonazismo, io sono preoccupato. Anche nel nostro Paese abbiamo avuto un premier che non piaceva all’Europa e se ne è dovuto andare. Qui è arrivato Monti, lì la situazione è anche peggiore: quest’Europa che vuole fare e disfare governi al suo interno o ai suoi confini a me preoccupa. Il modo in cui in Italia è stato sollevato dall’incarico un premier che per alcuni aspetti secondo me aveva le sue responsabilità è un problema della democrazia."
La nostra libertà di italiani ed europei è quindi a rischio?
"La libertà di scelta degli italiani è stata però messa a repentaglio sin dal 1992, da quando cioè è stata sempre applicata al governo del Paese una logica dell’emergenza che ha stravolto il patto sociale fra imprese e Stato, imprese e dipendenti, contribuenti e Stato.
Del resto il problema della compressione della democrazia è già stato teorizzato dai politologi, dai protagonisti del percorso europeo, sostenendo che certe decisioni erano troppo importanti perché passassero delle urne. Ma per accettare questa logica paternalistica almeno adesso dovremmo stare meglio. E invece..."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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