I pacifisti sventolano la bandiera italiana, quella ucraina e per non fare torto a nessuno c'è, con rigore istituzionale, anche quella russa. Questa è la scelta degli adulti. I ragazzi invece cantano cori contro Roma e mentre marciano gridano: «Vi bruceremo tutti». È insomma grande la confusione sotto il cielo.
Una manifestazione ipocrita, sbagliata, fatta a tavolino, inutile, costosa e pagata con soldi pubblici. Sul day after della piazza per la Pace voluta da Vincenzo De Luca piovono più polemiche che complimenti per il governatore campano. A cui non è servito «accorpare» al focus pacifista quello della memoria contro la marcia su Roma e la solidarietà con chi manifesta sul serio e rischiando la pelle in Iran da settimane perché il pacchetto-piazza sembrasse più coerente, o almeno più conveniente. Ad aprire le danze, subito, erano stati proprio alcuni degli studenti delle scuole campane, cooptate dal diktat del Governatore che a spese dei contribuenti aveva stanziato 300mila euro per i pullman che hanno portato i ragazzi fino a Piazza Plebiscito. Tra loro, anche quelli dei collettivi scolastici, schierati contro la guerra con meno delicatezza verso l'Ucraina, ma da più tempo di De Luca e dei Dem. E infatti non hanno mancato di sottolineare la «postura particolarmente ipocrita» di De Luca e del Pd, che «da febbraio a oggi non hanno fatto altro che parlare di armi, bollando come putiniano chi poneva quella diplomatica come unica soluzione possibile del conflitto in corso», e che oggi invece «scalpitano parlando di pace».
E facendo storcere il naso a chi ha visto la manifestazione come una svolta ambigua rispetto alla posizione rispetto alle due nazioni belligeranti, come testimonia la vistosissima assenza del console ucraino a Napoli, ma anche quella della Cisl, che ha parlato di «strumentalizzazione». Ma il nostro è sicuro: «Nessun opportunismo», ha spiegato De Luca a margine della manifestazione per la quale ha dettato persino indicazioni su quali bandiere sventolare, rimanendo giù dal palco, off limit per i politici per sua volontà, ma negli immediati paraggi, per distribuire il proprio verbo ai cronisti. «La Russia è colpevole di aggressione, ma dopo 8 mesi dobbiamo chiederci qual è la via di uscita». Dal conflitto. Perché per uscire da scuola è bastato aderire alla manifestazione. Un punto sul quale il capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, Severino Nappi, non ci è andato giù leggero. Ironizzando sulle «circolari di stampo sovietico» indirizzate da De Luca ai dirigenti scolastici, che sono riuscire nell'impresa di «svuotare le scuole della Campania». E in una regione con una dispersione scolastica tra le più alte del Paese, era proprio necessario far saltare un giorno di lezione per una parata? Insomma, più che una marcia per la pace, quella di Napoli insiste Nappi è diventata una «gita scolastica». Sulla questione-spese, poi, il coordinatore di Fi in Campania, Fulvio Martusciello, invoca l'intervento della Corte dei Conti.
Insomma, «la sensazione - osserva l'ex Psi Giulio Di Donato parlando al Riformista - a prescindere dai fini che la manifestazione si prefigge, è che sia stata una prova di forza di De Luca in vista del Congresso del Pd». Che lo stesso Governatore non ha escluso, ricordando (alla Stampa) che non bisogna «mai mettere limiti alla provvidenza».
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