Barbera benedice la riforma del centrodestra. "Forma di governo ormai vecchia, si cambi"

Il presidente della Consulta, ex Pci: "Macché autoritarismo"

Barbera benedice la riforma del centrodestra. "Forma di governo ormai vecchia, si cambi"
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Si avvicina la scadenza del mandato, per il presidente della Corte costituzionale e anche questo scioglie la lingua ad Augusto Barbera (foto). «Non vedo al momento derive autoritarie in Italia», dice il professore siciliano, per rafforzare il concetto che la forma di governo va cambiata e come, nella Carta, senza ingiustificati timori verso la riforma che prende il nome dalla ministra Elisabetta Casellati. «Ogni Costituzione -dice- si adatta ai tempi, fortunate quelle che riescono a farlo senza particolari traumi». Il dibattito sul premierato si è un po' assopito negli ultimi mesi, ma il numero uno della Consulta pur senza riferimenti espliciti, ribadisce la sua opinione personale: l'attuale forma di governo è «da superare, perché fu costruita avendo le forze politiche costituenti nella diffidenza reciproca».

Barbera parla alla Festa dell'Ottimismo del quotidiano Il Foglio, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, ma la sua benedizione alla riforma l'ha già data a fine giugno, in un'intervista al Sole 24 Ore in cui parlò di «sistema ereditato dalla Guerra fredda, fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare».

Ora spiega che tra i padri costituenti allora «c'era la paura che vincendo uno o l'altro schieramento i valori di questi fossero messi in discussione. Per questo in Italia non si realizzò una forma di governo parlamentare come quella inglese, ma le forze costituenti si adattarono alla paura e alla diffidenza reciproca». Per questo, ad esempio, non fu prevista una sola Camera ma due, secondo Barbera.

Val la pena di ricordare che l'illustre costituzionalista eletto alla Consulta dal parlamento a metà dicembre 2015 non ha certo simpatie di centrodestra, anzi. È stato deputato nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994 e nel 1993 è stato nominato ministro per i Rapporti con il Parlamento da Carlo Azeglio Ciampi.

Solo la scorsa settimana è arrivata l'ottava fumata nera per l'elezione nelle camere unite del giudice costituzionale che deve sostituire da un anno Silvana Sciarra, con polemiche delle opposizioni sulla scelta del candidato della maggioranza, Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Giorgia Meloni, considerato anche il padre del premierato. Barbera non schiva la domanda: «Mi ha amareggiato il fatto che quando il presidente della Repubblica ha invitato le forze politiche a porsi il problema, ci sia stato il silenzio più assoluto sia della maggioranza, sia dell'opposizione. Si sarebbe dovuto cogliere subito il senso di quel messaggio. Auspico che si riesca, senza aspettare fine anno, a eleggere un giudice».

Anche perché tra breve ci saranno altri tre scranni vuoti nel palazzo di fronte al Quirinale. A fine anno, infatti, lo stesso Barbera concluderà il suo mandato, insieme a Giulio Prosperetti e Franco Modugno, tutti eletti dal parlamento.

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