"Barriere nei punti più critici". Ecco il piano per blindare il confine a Est

Non un muro di 243 km, ma barriere per bloccare i sentieri più battuti lungo il confine sloveno. Al vaglio del Viminale anche l'uso di droni e l'apertura di un hotspot

"Barriere nei punti più critici". Ecco il piano per blindare il confine a Est

Non sarà un muro di 243 chilometri. È impossibile da progettare, figuiramoci da costruire. L'ipotesi - perché ancora di un'ipotesi si tratta - è di costruire "barriere nei punti più critici", senza quindi blindare l'intero confine italo-sloveno. Della fattibilità di questo piano, che ricalca il modello attuato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump lungo la frontiera messicana, il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, ne parlerà mercoledì prossimo in un incontro con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sull'emergenza immigrazione nell'Est Italia. Sul tavolo del Viminale per fermare gli ingressi illegali, però, non c'è solo l'ipotesi di costruire un "muro", ma anche la sospensione del Trattato di Schengen e l'apertura di un nuovo hotspot.

I primi passi per un maggiore presidio del territorio sono già stati fatti l'anno scorso quando Salvini ha deciso di rafforzare la presenza di forze dell'ordine lungo il confine e di implementare i controlli. Da oggi, poi, sono iniziati i pattugliamenti misti tra la Polizia di frontiera italiana e le forze dell'ordine slovene. Come anticipavamo già nei giorni scorsi, l'obiettivo del Viminale è tenere sotto controllo la fascia confinaria delle provincie di Trieste e Gorizia, sul versante italiano, e di Koper e Nova Gorica, su quello sloveno. Lì ci sono sentieri generalmente poco battuti da cui continuano a permeare immigrati clandestini (guarda il video) che puntano a raggiungere il nostro Paese. "Si parla di un' ottantina di persone al giorno ma è un numero difficile da stabilire - spiega Fedriga in una intervista a Libero - ci sono giorni in cui ne arrivano 100, altri in cui non ne arriva nessuno". Si tratta soprattutto di afgani e pachistani che decidono di percorrere la rotta balcanica per entrare in Europa. Nei giorni scorsi dal governo sloveno avevano fatto trapelare che si aspettano "un'intensificazione dei flussi" già "nei prossimi mesi". D'altra parte, come spiegava Fausto Biloslavo sul Giornale, in Bosnia sono bloccati almeno 6mila immigrati che da un momento all'altro potrebbero decidere di riprendere il cammino verso il Belpese.

Qualora i pattugliamenti misti non dovessero bastare, Salvini e Fedriga sono disposti a mettere sul tavolo tutte le opzioni possibili. Già ora le stanno vagliando per non farsi cogliere impreparati. Quella di costruire un "muro" lungo il confine a Est è sicuramente una di queste. Ma non si tratterà di una struttura che blinda tutti i 243 chilometri che dividono l'Italia dalla Slovenia. "Su quel numero c'è stata molta licenza poetica da parte del giornalista", ha spiegato lo stesso governatore a In mezz'ora in più anticipando che l'idea è piuttosto di costruire "barriere nei punti più critici, nei boschi nel Carso" per esempio, per poter incanalare i clandestini "in percorsi facilmente controllabili". Proprio come stanno facendo Trump al confine tra gli Stati Uniti e il Messico o Viktor Orban al confine tra l'Ungheria e la Serbia. "Sarebbe solo l'extrema ratio", ha poi puntualizzato. Prima, infatti, puntano a fermare gli ingressi con gli uomini sul campo. Saranno supportati dalle nuove tecnologie come i visori notturni, che ne faciliteranno il lavoro anche al buio (guarda il video), e i droni, che permetteranno loro di avere una visione complettiva dell'intera area e stanare chi si nasconde tra i boschi.

All'attavità di controllo e constrato, la Lega sta già pensando di affiancare anche l'apertura di un nuovo hotspot per i rimpatri. I soli centri che Fedriga è disposto a concedere sono quelli in cui gli immigrati non possono uscire e, quindi, "dileguarsi in clandestinità". Il modello che ha in mente è il centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d'Isonzo. "Ma anche qui lo sforzo maggiore deve farlo l'Europa - mette in chiaro nell'intervista a Libero - deve applicare quegli accordi bilaterali con Paesi come il Pakistan che al momento non riconoscono i propri cittadini che entrano illegalmente da noi".

All'incontro di mercoledì prossimo Salvini potrebbe già mettere sul piatto un po' di risorse per finanziare i rimpatri. È la risposta migliore all'immobilismo di Bruxelles che decide sistematicamente di non affrontare l'emergenza immigrazione.

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