Sorridente, rilassato. Il presidente del Senato Ignazio La Russa si presenta così a Marina di Pietrasanta, agli incontri della Versiliana. È lui a chiudere la lunga stagione delle interviste. Camicia di lino bianca, nessuna cravatta. La giacca, però, è immancabile. Ad intervistarlo il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. È un La Russa senza filtri, diretto. Più del solito. Sarà il clima estivo, il frinire delle cicale e l'ombra dei pini. Un fatto è certo: il presidente del Senato non si è risparmiato, anzi è tornato a parlare dopo una pausa estiva, fatta di silenzio. Anche con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, confessa. Un silenzio interrotto proprio ieri, poco prima dell'intervista. «Ho chiamato Giorgia per dirle che sarei stato qui e le ho chiesto coma va?, tutto bene mi ha detto». Allontana così le voci sulle divisioni nella maggioranza di governo. Sulle liti interne dopo un'estate tesa, fatta di botte e risposte. Il cielo di Roma, sopra Palazzo Chigi, è sereno dopo il vertice tra i leader del centrodestra. «In italiano tutto bene significa tutto bene» sottolinea La Russa, mettendo un punto alle polemiche. Sempre col sorriso, un sorriso che difficilmente perde. Anche quando parla della sua Inter. È sulle prossime sfide che il tono si fa serio, e non stiamo parlando della manovra economica. Per quella c'è ancora tempo. «Non è ancora scritta e già viene criticata in Tv. Tutte le manovre sono in salita, non esistono leggi di bilancio in discesa. Sono sicuro che sarà una manovra all'altezza», dice La Russa. Sono le riforme costituzionali a rendere il clima spensierato della Versiliana più serio. «Il prossimo anno, i prossimi mesi, saranno decisivi per delle riforme che la coinvolgono direttamente per il suo ruolo di mediatore. Mi riferisco alla riforma costituzionale, a quella sulla giustizia e sull'autonomia. Come lo vede il cammino?» - chiede il direttore Sallusti - «Accidentato, ma necessario» - risponde con franchezza La Russa. E ancora: «Non ho visto da parte dei partiti l'impegno a trovare una soluzione o la migliore riforma possibile. Prendo ad esempio il premierato, non ho visto uno sforzo per una mediazione. L'unica frase che sento dire spesso è: discutiamo di tutto, ma non di elezione diretta del presidente del Consiglio. Le opposizioni si sono chiuse a riccio». E poi fa una previsione: «Sarà una riforma che si completerà in Parlamento e si concluderà con un referendum». Ma guai a parlare di Matteo Renzi che, proprio sul referendum, perse tutto. Qui Ignazio La Russa avvisa: «Voglio essere buono». E poi attacca: «Renzi ha puntato tutto sulla riforma non per dare una forma nuova all'Italia, ma per affermare la sua posizione. Non è il caso di Giorgia» - e dice, spogliandosi dai panni di presidente del Senato - «Giorgia non ha nessuna necessità di conferme, se lo fa è perché pensa che sia utile all'Italia». Poi, da orgoglioso uomo del Sud rilancia sull'Autonomia. «Mi chiedo: la marea di firme raccolte contro la riforma sull'Autonomia come sono state ottenute? Per consapevolezza o perché sono state chieste? Aspetterei a dare un giudizio, bisogna leggere la legge». E sulla riforma della giustizia assicura: «Non è una guerra alla magistratura». Ma i temi affrontati sono tanti, come l'immigrazione cara alla destra. Per La Russa la Bossi - Fini si può riformare, perché l'Italia «ha bisogno di flussi regolari» ma che lo siano, avverte. C'è anche spazio per parlare di fascismo, e cita Sciascia, «diceva che ci sono i professionisti dell'antimafia, ci sono anche i professionisti dell'antifascismo».
Ribadisce il suo amore per la libertà e la Costituzione e sottolinea come «dai risultati delle Europee» si è visto «che alla gente delle mistificazioni interessi praticamente nulla». Non si dice stupito dei successi sul piano internazionale di Giorgia Meloni, «è una forza della natura, non avevo dubbi» dice. Poi le polemiche sui suoi figli, ma quelle le lasciamo ad altri.
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