La notizia dello stop alle forniture di gas russo all'Italia ha gettato un'ulteriore ombra sulla crisi energetica. A prescindere da quelli che saranno gli sviluppi, però, il nuovo governo di centrodestra dovrà comunque lavorare su due binari: uno relativo alle misure di più breve termine per tamponare la crisi in atto e uno di più lungo termine per dare una sempre maggiore autosufficienza energetica al Paese. Il Giornale ne ha parlato con Galeazzo Bignami, responsabile imprese e mondo produttivo di Fratelli d'Italia.
Onorevole Bignami, partendo dalla stretta attualità, come commenta la chiusure delle forniture di gas da Tarvisio?
«Al momento, non abbiamo elementi per esprimere una valutazione. L'unica cosa da dire è che se un anno fa, quando lo proponevamo, si fosse proceduto a una maggiore differenziazione delle fonti di approvvigionamento non ci troveremmo a questo punto».
E che idea si è fatto della difficoltà a raggiungere un accordo sul price cap, osteggiato in particolare dalla Germania?
«Si è dimostrato, anche con i provvedimenti da 200 miliardi di euro annunciati dalla Germania, che la postura in sede europea di difendere i propri interessi nazionali non è solo la nostra».
Quali saranno le prime mosse del nuovo governo di centrodestra per la crisi energetica?
«Per le imprese, vorremmo estendere il credito d'imposta al 40% verificando se si può dare respiro fino al 31 dicembre 2023. Riteniamo necessario una moratoria dei mutui e approntare una garanzia Sace per i finanziamenti anche per i nuovi contratti. Senza questi interventi, alle imprese non resterà che scaricare gli extra costi sui consumatori, alimentando l'inflazione. Dal lato famiglie, invece, per ora si può solo continuare ad alleviare l'aumento delle bollette domestiche, sempre in chiave anti inflattiva».
A che punto siamo con la ripresa dell'estrazione del gas nazionale?
«Fanno fatica a decollare per la burocrazia. Per noi è necessario smuovere le acque e riprendere a sfruttare le risorse nazionali. D'altronde, la stessa Europa ha invitato a ottimizzare le risorse dei singoli Paesi. Partendo dai giacimenti esistenti, potremmo ricavare un discreto apporto per dare alle imprese energia a prezzi agevolati».
C'è poi il tema del disaccoppiamento tra il prezzo dell'energia e di quello del gas...
«Anche questa era una delle nostre proposte di un anno fa, se si fosse fatta prima la diversificazione delle fonti di energia, distinguendo tra rinnovabile e gas, sarebbe stato più facile individuare gli extraprofitti delle aziende in modo calibrato, senza esporsi a potenziali ricorsi».
Guardando più a lungo termine, il centrodestra guarda anche al nucleare. Non è così?
«L'Italia, in questo campo, era una protagonista di ricerca, innovazione e attuazione del nucleare che poi è stato abbandonato per strada.
Vista la situazione, varrebbe la pena di riprenderlo seppur con tutti i parametri di sicurezza. Se, in linea con gli obiettivi di tassonomia europea, si vuole andare a ridurre nell'energy mix l'utilizzo del gas a nostro avviso non si può rinunciare al nucleare».
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