“Se la verità non è completa, vogliamo vedere l'altra faccia della luna?”. A dirlo è il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che, a 41 anni dalla strage di Ustica, torna a chiedere la desecretazione di una serie di documenti del 1980 che sono negli archivi dei Servizi segreti, come aveva già fatto nel corso della precedente legislatura alla commissione Moro.
Perché questo rinnovato interesse per queste carte?
“Perché la solidarietà alle vittime non deve basarsi solo sulla retorica e, poi, anche perché queste notizie sono oramai 'il segreto di Pulcinella' dato che sono state pubblicate più volte da alcuni giornali. Segnalo soprattutto l'articolo di Francesco Grignetti su La Stampa di alcuni anni fa da cui emerge che l'Italia, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 aveva il cosiddetto 'lodo Moro'”.
Di cosa si tratta?
“Il lodo Moro era una sorta di mai smentita intesa con il mondo arabo-mediorientale, attraversato all'epoca anche da fenomeni di lotta armata, come per esempio Settembre nero, che agivano in Medioriente in connessione con il mai sopito conflitto israelo-palestinese. 'Voi non colpite l'Italia e noi chiudiamo un occhio su quanto avviene', era l'accordo implicito. Questi movimenti terroristici non colpivano l'Italia, a patto che noi non impedissimo il loro transito e il loro traffico d'armi sul nostro Paese”.
Questo patto ha retto a lungo?
“Sì. Nei primi anni '70 furono arrestati dei palestinesi sorpresi ad Ostia con dei bazooka lanciamissili. Alcuni di loro, tuttavia, furono liberati dall'Italia. Alcuni protagonisti di questi episodi furono riaccompagnati in Libia con un aereo dei servizi segreti, accadde che uno di questi Argo furono abbattuti, si dice dagli israeliani che non gradivano questo atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del terrorismo palestinese”.
Ma la magistratura italiana non ha mai perseguito questi terroristi?
“Certo, il lodo Moro era una consuetudine nota agli addetti ai lavori, ma non impediva alla magistratura di perseguire dei reati ove li riscontrasse. Nel 1979, nel porto di Ortona, vengono arrestati delle persone che trafficavano armi provenienti dalle zone controllate dai palestinesi e destinate alle Brigate Rosse. I trafficanti d'armi vengono processati e uno di loro anche condannato”.
E questo episodio porta a gravi conseguenze?
“Questo fatto crea gravi tensioni con il Medio-Oriente perché consideravano questo traffico d'armi coperto dal 'lodo Moro'. Il colonnello Giovannone, esponente del Sismi che fungeva da garante del 'Lodo', si fece portavoce di queste tensioni che trasmette alle autorità preposte. Esiste, dunque, una teoria secondo la quale sia Ustica sia la strage di Bologna siano connesse a questi fatti. Ustica potrebbe essere stata una bomba. È solo una teoria, non una certezza”.
Cosa pensa di ottenere con la desecretazione di questi documenti?
“La pubblicazione di quegli atti ci può mostrare se esiste una connessione tra i report del colonnello Giovannone, il lodo Moro e la situazione medio-orientale e ci consentirebbe di fare una riflessione di stampo diverso sulla tragedia di Ustica. La mia potrebbe essere un'illazione non giustificata, ma desecretiamo le carte sennò è retorica. Se poi, sono tutte bufale non lo so, ma questi report esistono e leggendoli qualche dubbio sorge”.
Queste carte potrebbero cambiare anche la verità sulla strage di Bologna?
“Per certi aspetti si brancola nel buio pure sulla strage di Bologna visto che, benché ci sia stata una sentenza, si indaga ancora sui depistatori e sui mandanti e, perciò, è bene rendere pubbliche le carte.
Vediamo se ci danno una lettura diversa dei fatti altrimenti questi misteri non si possono affidare alle teorie e ai film. Non mi voglio aggiungere alla lista di quelli che portano avanti dei teoremi. Vediamo se queste ipotesi hanno un fondamento, altrimenti amen”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.