Battisti in sciopero della fame: "Mi lascerò morire"

L'ex terrorista contesta l'isolamento, nel suo settore a Rossano i detenuti sono jihadisti islamici

Battisti in sciopero della fame: "Mi lascerò morire"

Sciopero della fame e rifiuto della terapia a oltranza. Anzi «fino alla morte». Cesare Battisti protesta contro le condizioni della sua detenzione nel carcere di Rossano Calabro dove è stato trasferito 9 mesi fa, in seguito a un altro sciopero della fame, contro l'isolamento «di fatto» a cui era costretto nel carcere di Oristano, essendo il solo detenuto classificato As2, ossia Alta Sicurezza 2, riservato ai terroristi. A Rossano di As2 ce ne sono, ma tutti jihadisti a parte lui. «Qui tutto è predisposto per tenere a bada dei ferventi musulmani», ha scritto l'ex terrorista ricordando che pure il cappellano «ha ignorato le mie richieste di colloquio» perché si tiene alla larga dal cosiddetto «antro Isis». E così di fronte al no del Dap alla nuova richiesta di trasferimento fatta dai suoi legali, Battisti il 2 giugno ha iniziato lo sciopero della fame contro la sua classificazione As2, ritenuta inadeguata visto che i suoi reati risalgono agli anni '70 e che inoltre non garantirebbe rieducazione e reinserimento. Ecco dunque la lettera pubblicata ieri dal Riformista in cui Battisti chiede ai suoi cari e «ai compagni» comprensione per la sua «scelta radicale», lamentando di essere stato «spremuto e usato per ogni scopo ignobile del potere» e dicendosi pronto ad andare avanti «fino alla morte». Che Battisti abbia diritto a essere «rieducato e reinserito» è fuori di dubbio.

Ma Battisti, condannato per omicidio, è dietro le sbarre da due anni e mezzo dopo 37 anni di latitanza durante i quali si è sottratto sia ai processi che al carcere. Non è certo colpa dello Stato se gli altri terroristi «italiani» hanno scontato le loro pene mentre lui era latitante.

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