Bce, falchi all'angolo per la crisi tedesca

Con l'inflazione in Germania sotto il 2% cadono gli alibi che inibivano il taglio dei tassi

Bce, falchi all'angolo per la crisi tedesca
00:00 00:00

Avanti di questo passo, e i falchi della Bce rischiano di arrivare alla riunione di settembre con gli artigli spuntati.

Difendere la tesi secondo cui i tassi non vanno tagliati neppure il prossimo settembre, è infatti da ieri più duro: l'inflazione in Germania sta battendo in ritirata, essendo crollata dal 2,3% di luglio all'1,9% di agosto. Un notizia salutata col botto ieri dalla Borsa di Francoforte, che con un rialzo dello 0,8% ha permesso all'indice Dax di stabilire un nuovo record storico.

I prezzi al consumo tedeschi si sono quindi attestati sotto il target dell'Eurotower del 2%, con una rapidità per certi versi sorprendente se si considera la lunga permanenza attorno a picchi fra l'8 e il 9 per cento. Cioè nel periodo in cui la stretta dipendenza dagli approvvigionamenti energetici russi aveva presentato un conto salatissimo. Il processo disinflazionistico è per buona parte connesso ai guai congiunturali della Germania, il solo Paese dell'eurozona a essere scivolato in recessione nel 2023 e di nuovo in bilico dopo la contrazione del Pil (-0,1%) nel secondo trimestre di quest'anno.

A fronte di consumatori sfiduciati e con ridotte capacità di spesa, le imprese potrebbero aver infatti rinunciato a quella fetta di margini di profitto che derivava dai ritocchi verso l'alto dei listini. Il resto dell'opera di compressione dei prezzi è stato fatto dalla sostanziale stabilità delle quotazioni dell'energia, dall'imperturbabilità mostrata dal governo Sholz (e dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, in particolare) pur di fronte al palese deterioramento del ciclo economico e dalle ripetute strette monetarie con cui la banca centrale guidata da Christine Lagarde ha soffocato la domanda interna attraverso l'inasprimento del credito.

In attesa di conferme dal dato di oggi sull'inflazione di Eurolandia in agosto (le attese indicano un calo dal 2,6% di luglio al 2,2%), le notizie che arrivano da Berlino sono già di per sé confortanti. Non fosse altro perché dovrebbero indurre la Bce a virare da un'attitudine iper-prudente a una visione più attenta ai benefici che deriverebbero da tassi scesi dello 0,25% sia per l'economia dell'eurozona, sia per i governi prossimi all'appuntamento con le manovre finanziarie, peraltro fortemente condizionate dal nuovo Patto di stabilità. Al netto della battaglia (di retroguardia) prefigurata da quella frangia del board che non dà per scontato l'esito del vertice del 12 settembre, un segnale distensivo andrebbe dato anche per evitare contraccolpi sui mercati dei titoli sovrani, dove la situazione di ingovernabilità in Francia rischia di essere la causa di innesco di tensioni pericolose, magari proprio nel momento in cui i governi sono alle prese con la messa a punto della legge di bilancio.

Ad agevolare il taglio dei tassi anche altri due fattori. Il primo: i salari, tre le variabili più monitorate da Francoforte assieme alla produttività e agli utili, sono cresciuti del 3,6% nel secondo trimestre e hanno registrato una forte frenata rispetto al +4,7% dei primi tre mesi. Il secondo: la Federal Reserve ha annunciato con buon anticipo di voler allentare la presa il mese prossimo, poiché l'inflazione è ormai domata e gli sforzi vanno concentrati sull'indebolimento oltre attese del mercato del lavoro.

Il via libera al taglio dei tassi dato la scorsa settimana a Jackson Hole dal presidente della Fed, Jerome Powell, ha innescato sui mercati un'onda rialzista che ancora non si placa (+0,9% la Borsa di Milano, + 0,74% l'Eurostoxx600, +1,1% Wall Street a un'ora dalla chiusura).

Anche se la crescita del Pil Usa nel secondo trimestre, rivista al 3% rispetto alla stima preliminare del 2,8%, e le minori richieste di sussidi di disoccupazione tolgono dal tavolo della banca centrale Usa un taglio di 50 punti base del costo del denaro in settembre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica